Vincenzo Padula

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Vincenzo Padula

Vincenzo Padula (1819 – 1893), presbitero, poeta e patriota italiano.

Incipit di alcune opere[modifica]

Antonello capobrigante calabrese: dramma in cinque atti[modifica]

CORINA, SBARRA CHE DORME, E POI DON PEPPE

Corina — (Parlando ai compagni, che rispondono da dietro la scena) Dunque a che ne siamo col castrato? Lo avete scojato?
Una voce — Sí.
Corina — Sventrato, e lavato bene?
Una voce — Sí.
Corina — Condito con sale, saime, aglio, pepe, lauro, e rimesso e cucito dentro la propria pelle?
Una voce — Sí.

Il Monastero di Sambucina: novella calabrese[modifica]

O agresti solitudini, o pinete,
O monti della Sila cosentina,
Che l'estrema reliquia possedete
Del Monastero della Sambucina,
Col rumor della caccia altri le quete
Ombre vostre profani, e l'eco alpina;
Giovine io sono di piú mite ingegno,
Amo le Muse, e a meditar qui vegno.

L'orco[modifica]

O fanciulle, o fanciulle, o stregherelle,
perché io son vecchio, e voi perché sì belle?
Quando ero giovinetto, e aveva i denti,
bizzarro l'occhio e cupo,
le belle ragazze — fuggìano quai pazze
e gridavan furenti:
«O mamma, o mamma, chè passa il lupo».

Persone in Calabria[modifica]

Ero un garzone su' tredici anni, col capo pieno zeppo di grammatica, tanto che la parea mi scoppiasse dagli occhi, e col vezzo di sollecitare ogni giorno con un rasoio intaccato i teneri bordoni delle gote, perché si cangiassero in una bella barba, sogno di tutte le mie notti, quando uscii dal seminario per passare in seno della famiglia i due mesi delle vacanze. E lí mentre vivevo festeggiato dai miei e gonfio di vento per sapere con chiara e sicura voce, tanto che sembravo un campanello, recitare d'un fiato tutte le regole del Portoreale, aspettavo un'occasione di far mostra del mio vasto sapere.

Bibliografia[modifica]

Altri progetti[modifica]

Opere[modifica]