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Viola Di Grado

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Viola Di Grado

Viola Di Grado (1987 – vivente), scrittrice, orientalista e traduttrice italiana.

Citazioni di Viola Di Grado

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  • [Tradurre] È un tipo di creazione che richiede intanto una sintonizzazione precisa con la voce originaria e poi la creazione di un artificio, di una lingua specifica che restituisca esattamente non solo lo stesso registro, con tutte le variazioni del caso, ma la stessa musica e lo stesso peso esistenziale, la stessa atmosfera, l'intera gamma di sfumature semantiche ed emotive. Quando dico peso esistenziale, intendo anche il peso vero e proprio che una parola porta per la combinazione precisa del suo suono e del suo significato, del suo ruolo nel parlato e di quello specifico nel testo. Il mio metodo lo descriverei come una mimesi mistica: diventare lo scrittore, i suoi pensieri, ma con l'ingegno e la pazienza di ricrearli in lingua italiana.[1]
  • [...] i miei pensieri vengono di rado dalla contingenza, vengono da un altro mondo in cui il fuoco brucia solo se crepita per iscritto.[2]
  • L'identità è un mito occidentale. L'io è una limitazione biologica per la vita pratica. La scrittura mi salva dalla noia di essere solo me.[3]
  • Scrivo e scriverò sempre e solo in italiano. Ma se sono molto felice faccio silenzio. Anche quella è una forma di traduzione.[1]
  • Si è parlato molto, nel 2019, di barriere e confini, ma ce n'è uno che resta sempre in ombra e che questa strage dovrebbe finalmente portare alle nostre menti: dobbiamo ripensare il confine tra il nostro mondo e il mondo animale, confine che abbiamo sfondato con la violenza e la sopraffazione. Il prezzo di aver torturato in modo spregevole gli animali è, scientificamente parlando, l'approdo di un virus nell'organismo umano. A questo dovremmo pensare, mettendo fine alle barbarie vergognose che avvengono nei nostri allevamenti e macelli.[2]

Incipit di Settanta acrilico trenta lana

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Un giorno era ancora dicembre. Specialmente a Leeds, dove l'inverno è cominciato da così tanto tempo che nessuno è abbastanza vecchio da aver visto cosa c'era prima. Nevicava tutto il giorno, a parte quella breve parentesi di autunno che ad agosto aveva scosso un po' di foglie e se n'era tornata da dove era venuta, tipo la band di apertura prima della star.
A Leeds tutto ciò che non è inverno è una band di apertura che si sgola due minuti e poi muore. Subito dopo arrivano le plateali tempeste di neve, si abbattono a terra come maledizioni, congiurano contro il lirismo spericolato delle piccole fucsie sbocciate nel parco. E fate un applauso. Bis.
Ogni inverno di Leeds è terribilmente egocentrico, vuole sempre essere più freddo dell'inverno precedente, pretende sempre di essere l'ultimo inverno. Scatena un vento letale con le vocali strette degli inglesi del nord, ma ancora più dure, e comunque nessuno dei due è con me che parla.[4]

Note

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  1. a b Dall'intervista di Stefania Massari, Viola Di Grado e tutta la verità sul mondo delle traduzioni, wired.it, 16 febbraio 2021.
  2. a b Dall'intervista di Matteo Innocenti, Viola di Grado: «Con la quarantena ho messo da parte la scrittura», deabyday.it.
  3. Dall'intervista di Teresa Ciabatti, Viola Di Grado: «Essere solo me mi annoia. Per questo scrivo», iodonna.it, 22 aprile 2016.
  4. Viola Di Grado, Settanta acrilico trenta lana, Edizioni e/o, 2011. ISBN 9788866320012

Altri progetti

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