Vittorio Orsenigo

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Vittorio Orsenigo (1926 – vivente), regista e scrittore italiano.

Incipit di alcune opere[modifica]

L'uccellino della radio[modifica]

Nel millenovecentotrentaquattro le vetrine dei negozi di articoli fotografici si riempivano di Leica e di Karat. Le parti metalliche splendevano di una luce che faceva apparire l'oro dei gioielli come una materia insana; invece, quei fili, quei cordoli e placche, leve, pulsanti, rotelle folgoravano di una bellezza suprema e sacra, per questo li contemplavo in silenzio e a capo chino. Specie le Leica erano capaci di incanti: il loro clic aveva musiche e sensi che rendevano, in qualche misura, l'eterno. Voci di cose immense come le montagne di pietra, i deserti. Credevo che l'anima fosse costruita con la materia di quei clic trasformata in gas per l'occasione e, in parte, ancora fatta di cromo in una lussureggiante foresta di precisione.
Nei paesi della Valsassina dove abitavo nei mesi estivi non c'erano negozi, ma piccole botteghe che si chiamavano "negozietti" ed erano piene di trionfi di zucchero e di rosolio nelle boccette nane e rugose. I cristalli erano così sconvolti dalla polvere da somigliare a mari ingrassati da qualche torbida trasparenza.

Telefono[modifica]

Ho dimenticato l'ombrello, ho fatto tardi, molto tardi, piove e aspetto il tram.
Debbo telefonare subito, avvertire che…
Avvertire chi?
Avvertire uno qualsiasi, una qualsiasi. Sin qui ci arrivo.
Nel pianeta ci sono tre, quattro miliardi di uomini. Avrei solo da scegliere.
Il cellulare è sempre al suo posto, nella tasca più sicura.
Bene, bene, è sempre lì, non me l'hanno rubato.
Mi accontento di poco?

Bibliografia[modifica]

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