Wavelength

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Wavelength

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Titolo originale

Wavelength

Lingua originale inglese
Paese Canada
Anno 1967
Genere drammatico
Regia Michael Snow
Interpreti e personaggi

Wavelength, film strutturalista del 1967, regia di Michael Snow.

Frasi[modifica]

  • Sono appena arrivata e c'è un uomo disteso sul pavimento, penso sia morto.
I just got here, and there's a man lying on the floor, and I think he's dead. (una donna)

Citazioni su Wavelength[modifica]

  • Con il suo film Wavelength, Michael Snow ha rivoluzionato la scena internazionale cinematografica d'avanguardia come mai ha fatto nessun'altra produzione. (Ulrich Gregor)
  • La maggior parte dei film sono macchine di assimilazione: rendono le immagini che vediamo coerenti, che così diventano comprensibili e leggibili. È il patto che il film fa con lo spettatore a consumarsi facilmente, così come il fotogramma è esso stesso un legame di fiducia. Man mano che Wavelength progredisce con costanza, la nostra fiducia in ciò che vediamo viene infranta, tutto e niente è reale (niente di cui preoccuparsi) e il fotogramma non è più sicuro. (Jeff Reichert)
  • Se una stanza potesse parlare di se stessa, questo sarebbe il modo in cui lo farebbe. Il movimento della macchina da presa è quasi un non-movimento, o appunto il movimento di una stanza. Le persone - così piccole che non riempiono mai la stanza, con i piedi che sbattono rumorosamente - sono viste come ospiti leggeri e impermanenti. Il colore-luce, così molteplice e imprevedibilmente mutevole, è davvero incantevole. (Manny Farber)
  • Snow sta qui modificando quella distinzione che Bazin fa tra "quei registi che ripongono la loro fede nell'immagine e quelli che ripongono la loro fede nella realtà". Riconosce la realtà come la categoria da mettere in continua discussione e l'immagine come o strumento per convincerci che invece non è così. In Wavelength il processo di destabilizzazione dell'immagine e della realtà rivela che il fotogramma del film non è un assoluto, né è eterno. È una costruzione arbitraria. (Jeff Reichert)
  • Wavelength di Michael Snow sono 45 minuti puri e duri che potrebbero diventare il corrispettivo underground di Nascita di una nazione. Sono la documentazione diretta di una stanza in cui una dozzina di imprese sono fiorite e sono fallite. Per quanto il film sia sofisticato (tanto sono prepotenti le sue invenzioni di tempo-spazio-suono), si tratta di una modalità singolarmente senza filtri, senza complicazioni e mortalmente realistica di filmare tre pareti, un soffitto e un pavimento. [...] Probabilmente è il film più rigorosamente composto mai realizzato [...] (Manny Farber)
  • Wavelength fu girato in una settimana nel dicembre del 1966, preceduto da un anno di appunti, pensieri e borbottii. È stato montato e poi stampato la prima volta nel maggio 1967. Volevo fare una sintesi di quel che erano il mio sistema nervoso, i miei sentori religiosi e le mie idee estetiche. Stavo pensando e progettando un monumento del tempo che celebrasse la bellezza e la tristezza dell'equivalenza, un tentativo di fare una dichiarazione definitiva di puro spazio e tempo cinematografico, in equilibrio tra "illusione" e "fatto", completamente sul "vedere". Lo spazio inizia dall'occhio della macchina da presa (dello spettatore), è nell'aria, poi è sullo schermo e successivamente è all'interno dello schermo (la mente). Il film è uno zoom continuo che impiega 45 minuti per passare dal suo campo più ampio al suo campo più ridotto, quello finale. È stato girato a camera fissa, da un'estremità di un loft di 24 metri, riprendendo l'altro lato, cioè una fila di finestre e la strada. [...] La stanza (e lo zoom) sono interrotti da quattro vicende umane, tra cui una morte. In questi casi il suono è sincronizzato: musica e parlato si verificano simultaneamente con un suono elettronico, un'onda sinusoidale. [...] È un glissando totale, mentre il film è un crescendo e uno spettro di luce dispersa che tenta di utilizzare i doni della profezia e della memoria che solo il cinema e la musica possono offrire. (Michael Snow)

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