Wilhelm Gottlieb Tennemann

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Wilhelm Gottlieb Tennemann (1761 – 1819), storico della filosofia tedesco.

Manuale della storia della filosofia[modifica]

  • Lo spirito filosofico, risvegliatosi una volta fra i Greci, cercò progressivamente di giorno in giorno di estendere sempre più il suo dominio, abbracciò gli oggetti più importanti della scienza nella teorica e nella pratica, si elevò per diverse vie ad una forma di ricerche metodica e sistematica, instituì pure un dubbio metodico in opposizione col dogmatismo, ed in mezzo a tutti li suoi lavori speculativi, raramente perdette di mira l'applicazione alla vita reale. I dotti ed i pensatori della Grecia sono divenuti per giusto titolo i maestri, ed i modelli dei secoli futuri, tanto pel loro spirito di ricerca e di esame, quanto pei risultamenti cui li condusse questo spirito, sia nella forma, sia nella materia dei loro lavori filosofici; ma sopratutto per un certo carattere, di eleganza e di urbanità, e per una abilità nella filosofica esposizione, che appo loro soddisfa contemporaneamente alle condizioni della scienza e del buon gusto. (vol. I, parte prima - primo periodo, p. 76)
  • Il punto di partenza della filosofia [greca] fu la quistione dell'origine e del principio elementare del mondo: essa cercò di risolverlo da prima colla esperienza e colla meditazione, applicate ora alla materia della sensazione (scuola Jonica ), ora alla sua forma (scuola Pitagorica); quindi colla opposizione della esperienza e della ragione (scuola di Elea): finalmente colla riunione dell'una e dell'altra (scuola Atomistica); e così essa terminò con una sofistica la quale minacciava di annientare ogni credenza religiosa e morale. (vol. I, cap. I, p. 81)
  • I Romani, nazione tutta guerriera e conquistatrice, appo i quali le idee politiche prevalevano sui gusti dell'umanità, non cominciarono a conoscere la filosofia greca, ed in particolare le dottrine stoica, peripatetica ed accademica, che dopo la conquista della Grecia, e principalmente per l'interposizione di tre filosofi che mandaron loro gli Ateniesi. A malgrado dei pregiudizj fortemente pronunciati, e delle interdizioni reiterate, l'una di queste dottrine, quella dell'Accademia, trovò ogni giorno maggiore accesso in Roma, dopo che Lucullo e Silla vi ebbero fatto trasportare biblioteche. Quest'ultimo vi mandò, dopo la espugnazione di Atene, ottantaquattro anni avanti G. C., la biblioteca d'Apellicone, che comprendeva particolarmente le opere di Aristotele. È vero che i Romani considerarono quasi sempre la filosofia coma un mezzo per raggiungere diversi fini personali e politici; ed in ciò eziandio si svela in essi l'assenza di vere disposizioni filosofiche. Ad ogni modo divennero essi i depositarj della filosofia greca. (vol. I, cap. III, pp. 215-216)

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