Xia Jia
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Xia Jia, pseudonimo di Wáng Yáo (1984 – vivente), scrittrice cinese.
Intervista di Simone Pieranni, il manifesto; riproposto in minimaetmoralia.it, 27 settembre 2018.
- [...] il mio interesse è quello di elaborare le domande che mi interessano oggi, nella Cina contemporanea (l'invecchiamento delle persone, la salute mentale, l'educazione), con storie immaginarie scatenate da prodotti tecnologici di fantasia che non si sono ancora avverati ma che potrebbero diventare molto popolari nei prossimi anni, come i «robot infermieristici», gli «psicoterapeuti prodotti dall'Intelligenza artificiale» o i cloud educativi «intelligenti». In questo senso voglio rendere le storie «vere» come fossero notizie, per invitare i lettori a empatizzare con i miei protagonisti e a prendere sul serio le domande che mi pongo.
- [Come gestisce nel suo lavoro questa «frontiera» tra realismo e finzione?] Nel secolo scorso la fantascienza in Cina è stata per la maggior parte considerata un modo per rappresentare un futuro più luminoso, che sarebbe stato realizzato prima o poi. Tale credenza era basata sulla forte fede delle persone nel potere magico della modernizzazione o dello sviluppo scientifico e tecnologico. Tuttavia, negli ultimi decenni la struttura della società e della cultura in Cina (anche a livello mondiale) è radicalmente cambiata. Non ci sono più miliardi di persone che vivono in una realtà che ha un unico sogno del futuro, bensì miliardi di micro-mondi nei quali la propria realtà potrebbe essere il sogno più incredibile, persino inimmaginabile, per un altro. Spero che i lettori, leggendo le mie storie, possano trovare un modo per attraversare le frontiere tra quei mondi, per accedere e comprendere altre realtà (così come i sogni), per mettere in pratica la capacità di concepire differenze e futuri alternativi.
- [C'è molta voglia di catalogare la new wave cinese: a questo proposito si parla di «realismo fantascientifico». Che ne pensa?] Il realismo può sicuramente essere considerato un elemento sofisticato in grado di fornire a una storia un'apparenza di verità, attraverso la caratterizzazione e la vera e propria costruzione di un mondo. Ma dall'altro lato il realismo può implicare che si voglia seguire (a volte anche rinforzare) le regole della realtà. In questo caso a mio avviso uno scrittore di fantascienza è proprio questo che dovrebbe «rompere»: le regole del reale. Pertanto, la mia preoccupazione è quella di incoraggiare i lettori a pensare alla possibilità di quelle «impossibilità» nella loro mente, indipendentemente dal tipo di stile da utilizzare.