Iarba

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Iarba (o Giarba o ancora Jarba), personaggio della mitologia romana.

Citazioni di Iarba[modifica]

  • Onnipotente | Padre, a cui tanti opimi e sontuosi | conviti, e di Lenèo sì larghi onori | offrisce oggi de' Mauri il gran paese, | vedi tu queste cose? o pure invano | tonando e folgorando ci spaventi? | Una femina errante, una che dianzi | ebbe a prezzo da me nel mio paese, | per fondar la sua terra, un picciol sito; | una ch'arena ha per arare, ha vitto, | loco e leggi da me, me per marito | rifiuta; e di sé donno e del suo regno | ha fatto Enea. Questo or novello Pari | con quei suoi delicati e molli eunuchi, | mitrato il mento e profumato il crine, | va del mio scorno e del suo furto altero: | ed io qui me ne sto vittime e doni | a te porgendo, e sòn tuo figlio indarno. (Publio Virgilio Marone, Eneide)

Pietro Metastasio, Didone abbandonata[modifica]

  • Lascia pria ch'io favelli e poi rispondi.
  • Fuggir con frode il danno | può dubitar se lice | quell'anima infelice | che nacque in servitù.
  • Dove forza non val, giunga l'inganno.

Citazioni su Iarba[modifica]

  • Era d'Ammone, | e de la Garamantide Napea, | già rapita da lui, questo re nato, | onde a Giove suo padre entro a' suoi regni | cento gran tempii e cento pingui altari | avea sacrati, e di continui fochi | mantenendo agli Dei vigilie eterne, | di vittime, di fiori e di ghirlande | gli tenea sempre riveriti e cólti. (Publio Virgilio Marone, Eneide)

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