Marco Vitruvio Pollione

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L'uomo vitruviano di Leonardo da Vinci, una rappresentazione basata su studi condotti da Vitruvio sulle proporzioni del corpo umano

Marco Vitruvio Pollione (80-70 a.C. – 23 a.C.), architetto e scrittore romano.

Citazioni di Marco Vitruvio Pollione[modifica]

  • Archimede ha fatto una quantità di scoperte straordinarie ed eccezionalmente geniali. Fra esse voglio parlare soprattutto di una che porta i segni di una grande intelligenza. Quando Gerone regnava in Siracusa, per le sue fortunate imprese volle offrire ad un certo santuario una corona d'oro che aveva ammirato. Decise il prezzo dell'opera con un artista e gli consegnò la quantità di oro necessaria. A suo tempo la corona finita fu consegnata, con piena soddisfazione del re, ed anche il peso della corona risultò coincidere con quello dell'oro. Più tardi, però, Cerone ebbe motivo di sospettare che l'artista avesse sottratto una parte dell'oro e l'avesse sostituita con un ugual peso di argento. Indignato per l'inganno, ma non riuscendo a trovare il modo di dimostrarlo, pregò Archimede di studiare la questione. Un giorno che, tutto preso da questo pensiero, Archimede era entrato in un bagno, si accorse che mano a mano che il suo corpo si immergeva, l'acqua traboccava. Questa osservazione gli diede la soluzione del problema. Si slanciò fuori dal bagno e tutto emozionato si precipitò nudo verso casa, gridando con tutte le forze che aveva trovato quel che cercava: "Eureka! Eureka!". (da De architectura, 9)
  • Decor è il bell'apparire di un'opera priva di difetti, le cui parti rispondono a un calcolo preciso, e questo lo si ottiene rispettando la consuetudine o la natura. (da De architectura)
  • La scienza dell'architetto si adorna di molte discipline e di svariata erudizione: egli deve essere in grado di giudicare tutte quelle opere che le singole arti costruiscono.[1]
  • Si narra parimenti, essersi anticamente acceso il fuoco sotto il Vesuvio, e bollendo essersi versato inondando le vicine campagne: onde quella pietra che si chiama ora spugna, o sia pomice Pompeiana, pare che sia stata un'altra sorta di pietra ridotta poi dal fuoco a questa qualità. (De architectura, II, cap. VI, traduzione di Berardo Galiani)

Note[modifica]

  1. Da Architettura, I,1,1, traduzione di S. Ferri, Palombi, Roma, 1960. Citato in Bruno Gentili, Luciano Stupazzini, Manlio Simonetti, Antologia della letteratura latina, Editori Laterza, Roma-Bari, 1989, p. 499.

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