Abbie Hoffman

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Hoffman in visita all'Università dell'Oklahoma (1969 ca.)

Abbot "Abbie" Hoffman (1936 – 1989), attivista e politico statunitense.

Citazioni di Abbie Hoffman[modifica]

  • Eravamo giovani, eravamo avventati, arroganti, stupidi, testardi. E avevamo ragione! Non rimpiango niente.[1]
We were young, we were reckless, arrogant, silly, headstrong — and we were right! I regret nothing.

Ho deriso il potere[modifica]

Incipit[modifica]

Sono nato il 30 novembre del 1936 all'ultimo piano di un caseggiato di legno a tre livelli nello stile architettonico tipico di Worcester, Massachusetts. Alla fine dell'isolato c'era la Harrington-Richardson Arms Company, una delle più famose fabbriche d'armi d'America, dall'altro lato il parco di Beaver Brook, che tutte le estati ospitava per una settimana il circo Barnum and Bailey. Io e la pillola anticoncezionale siamo le cose più memorabili mai uscite da Worcester. In certi momenti tanta gente del posto ha rimpianto che non sia arrivata prima la pillola.

Citazioni[modifica]

  • Io praticavo la nonviolenza come tattica, ma ero tutt'altro che un seguace di Gandhi. Lo scontro richiede sempre sorprese e incertezze. Se dici: "se mi dai uno schiaffo io porgo l'altra guancia", rischi di beccarne di più che minacciando di restituire il colpo. Mentre Gandhi digiunava in galera, i guerriglieri indipendentisti stavano facendo saltare in aria treni in tutta l'India. Quando Martin Luther King Jr. pregava, i neri si ribellavano e nei ghetti nascevano gruppi armati. La violenza e la minaccia della violenza hanno un discreto palmarès quando si tratta di far cambiare idea ai potenti. (cap. Certe voci consigliere, p. 68)
  • Certe volte la posizione intellettuale più adatta è un bel "vaffanculo!". (In America ci sono più televisori che cessi, p. 98)
  • Le idee sono gratis. C'è un bella differenza tra avere un'idea e realizzarla. La militanza non è un lavoro ufficiale nella nostra società. Un intellettuale/artista che si sbatte per cambiare la struttura di potere non ha un'occupazione legittima. "Dietro le belle parole mi stai descrivendo un barbone" avrebbe detto mio padre. (cap. Personaggi e interpreti, p. 99)
  • Non ho mai tentato di far leva sul senso di colpa del pubblico, invece mi rivolgevo alla sua voglia di liberazione, al cameratismo e al desiderio di fare la storia, trattavo il sistema come se lui fosse il toro imbufalito e io l'intrepido matador. Abbastanza al corrente dei limiti legali, piantavo le banderillas più aguzze immaginabili, sporgendomi appena oltre le corna del potere. Sono stato incornato e calpestato un discreto numero di volte, ma se mi aveste visto, avreste pensato di sicuro che ero uno che amava il suo lavoro. Il messaggio, impulsivo e oltraggioso, era: rottura. "Ci sono più di sette milioni di leggi in questo paese. Noi puntiamo a infrangerle tutte una per una... compresa la legge di gravitazione universale". (cap. Lo spettacolo itinerante, p. 177)
  • Non ho mai creduto nella violenza gratuita. Nulla di quanto accadeva in quegli anni autorizzava il sacrificio di una singola vita per mano dei militanti del movimento contro la guerra. Però la violenza, come la nonviolenza, è un termine abbastanza vago. Dire che il mondo sarebbe migliore senza violenza m'è sempre parso uno di quegli slogan rituali privi di significato reale. Se proprio dobbiamo usare un'astrazione, la giustizia mi sembra assai più essenziale della pace, perché troppo spesso "pace" significa soltanto che l'oppressore ha manipolato con successo le speranze degli oppressi. Un movimento di protesta significa "conflitto". Richiede "forza". I suoi militanti devono imparare a "combattere". Lo status quo viene "rovesciato". Sono questi i termini e i sentimenti della lotta e della resistenza. Soltanto in un caso la nonviolenza ha senso, cioè quando ti ritiri a causa dello svantaggio numerico. I pacifisti tendono a issarsi troppo spesso su un piedistallo morale, a parer mio non sempre giustificato o efficace. (cap. Portare la guerra in patria, p. 200)
  • Non si vince una rivoluzione con l'odio e con l'intimidazione della popolazione. La gente è fatta di carne e sangue, non di simboli. Sono d'accordo che la proprietà privata non ha diritti inalienabili, non s'è mai fatta una rivoluzione senza distruggere le proprietà private, soprattutto i simboli del potere. "Non puoi fare la frittata senza rompere le uova" ha detto una volta Lenin. Però siamo ancora mille miglia lontani dal terrorismo che falcia vite innocenti, che siano in un'aula, in un aereo o in un condominio.
    Non solo questo tipo di terrorismo è una strategia che non funziona, ma può soltanto arrivare a sostituire il nostro sistema spietato con un altro simile. (cap. Devastare le strade, far saltare i cessi, p. 205)
  • [Sulla Svizzera] Ho sempre trovato divertente che il paese che ha dato al mondo le banche e gli orologi a cucù gli abbia dato anche l'lsd. (cap. La algerian connection, p. 211)
  • Qui [a Las Vegas] la follia è più comune del raffreddore. (cap. Epilogo, p. 239)
  • Non c'è nulla di più entusiasmante di quando sfidi la struttura di potere da perfetto signor nessuno, ti ci butti a corpo morto, e vinci. Credo di aver imparato la lezione, due volte. Il succo di una rivoluzione riuscita, che sia per un individuo, una comunità di individui o una nazione intera, dipende dal fatto che accetti questa sfida. La rivoluzione non è una cosa prefissata in un'ideologia, né è adatta a un decennio particolare, è un processo continuo radicato nello spirito umano. Quando tutti gli ismi odierni saranno diventati la filosofia vecchia di ieri, ci saranno ancora i reazionari e i rivoluzionari. Potete razionalizzare finché vi pare, ma non eviterete la scelta che ognuno di noi apporta alla nostra condizione su questo pianeta. Credo ancora alla fondamentale ingiustizia del sistema basato sul profitto e non accetto che possano esistere i ricchi e i poveri in eterno. (cap. Epilogo, p. 243)

Ruba questo libro[modifica]

Incipit[modifica]

In un paese come l'Amerika c'è in giro una quantità sconfinata di cibo che aspetta solo di essere prelevata. Se volete godervela come maiali, senza avere l'obbligo di lavare i piatti, sappiate che i ristoranti sono dei facili bersagli. E, in generale, molti di questi sono obiettivi ancora più facili se avete l'accortezza di indossare l'uniforme giusta.

Citazioni[modifica]

  • È imbarazzante cercare di rovesciare il Governo e ritrovarsi nell'elenco dei best sellers!
It's embarrassing when you try to overthrow the government and you wind up on the Best Seller's List.
  • Rubare a un fratello o una sorella è male. Non rubare alle istituzioni, che sono i pilastri dell'Impero del Ma(ia)le è altrettanto immorale.
To steal from a brother or sister is evil. To not steal from the institutions that are the pillars of the Pig Empire is equally immoral.

Citazioni su Abbie Hoffman[modifica]

  • C'era un uomo che faceva una chiacchieratina. E non so perché per camicia aveva una bandiera americana. E gli piaceva tanto usare quella parolaccia che comincia per "F". "F" questo, "F" quello... E quando usava quella parolaccia che comincia per "F", la gente, non so perché, be', applaudiva sempre. (Forrest Gump)

Note[modifica]

  1. Dalla Prefazione a Julie Stephens, Anti-Disciplinary Protest: sixties radicalism and postmodernism, Cambridge University Press, 1993.

Bibliografia[modifica]

  • Abbie Hoffman, Ho deriso il potere, traduzione di Giancarlo Carlotti, ShaKe, 2009. ISBN 978-88-88865-73-7
  • Abbie Hoffman, Ruba questo libro, a cura di Valentina Rosso, Stampalternativa.
  • Abbie Hoffman, Ruba questo libro, Nuovi Equilibri, 1998.
  • Abbie Hoffman, Soon to be a major motion picture, First Printing, 1980.

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