Adèle Haenel
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Adèle Haenel (1989 – vivente), attrice francese.
Intervista di Simone Spaventa, ilmanifesto.it, 29 aprile 2022.
- [Com'è nata la collaborazione con Gisèle Vienne?] L'ho incontrata a un workshop e mi è piaciuto subito il suo modo di lavorare, quello che cerca nell'arte e nella sua forma. Sta inventando un linguaggio, un sistema di segni. Cerca di spostare la nostra percezione. La pièce parte da un testo di Robert Walser su un ragazzo che finge di suicidarsi per capire se sua madre lo ama. Su questa base abbiamo lavorato con Gisèle, con la coprotagonista Henrietta Wallberg e con gli ideatori del suono e delle luci per creare un nuovo tipo di linguaggio, e spostare il focus della pièce sulla violenza che può nascondersi all'interno della famiglia. Una violenza con cui puoi cancellare chi hai davanti.
- [Lei in adolescenza ha subito abusi dal primo regista con cui ha lavorato, che ha poi denunciato.] L'abuso sessuale è un problema sistemico, nel cinema c'era necessità di denunciarlo. Il sistema capitalistico è sessista e razzista, e noi dobbiamo combatterlo, non è più un'opzione. Io combatto perché ogni vita sia realmente uguale. All'inizio non volevo denunciare: non credo nella giustizia, anch'essa è parte del sistema patriarcale. La legge è stata scritta per proteggere il capitale e dunque la borghesia, i maschi bianchi che l'hanno scritta. Avevo ragione, non è la soluzione. Non possiamo affidarci a chi ci domina per darci potere, perché non ce lo daranno. Oggi sono molto più coinvolta nella lotta non solo femminista, ma anche contro il razzismo e il capitalismo. Perché è tutto un unico sistema iniquo, che porta solo distruzione e violenza. E la lotta deve essere collettiva. L'unica arma è la mobilitazione globale.
- [Ma il suo campo, il cinema, è un'industria. Non si sente in contraddizione?] Ho smesso con il cinema.
- [Ha smesso? Del tutto?] Non lavorerò più con registi affermati, ma solo con artisti nuovi, agli esordi. L'unica con cui potrei farlo è Celine Sciamma perché il nostro rapporto va al di là di quello solo lavorativo, ma dovrà essere in un altro sistema economico. E non si tratta di scegliere in base al soggetto, al tema. Si tratta di ridefinire la realtà, di mettere in discussione la nostra percezione, come fa Gisèle. Forma e significato coincidono.
- [Un cinema nuovo è possibile?] Abbiamo moltissimi artisti che vogliono fare cinema in un altro modo, in un'altra economia, con un altro tipo di rappresentazione, con altri corpi. Di questo cinema potrei far parte, se succederà.
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