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Adolfo Wildt

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Wildt: La maschera del dolore (autoritratto) (1909)

Adolfo Wildt (1868 – 1931), scultore, disegnatore e medaglista italiano.

Citazioni di Adolfo Wildt

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  • Ma non sarebbe conveniente con tanti danari si spendono nelle nostre Accademie in insegnamenti di dubbia efficacia, ci fosse almeno un'aula dove un maestro di conosciuta perizia insegnasse nella pratica questa lavorazione del marmo – base e ragion prima di tutta l'arte scultoria? E perché non ci dev'essere proprio in questo nostro paese, patria e luogo già dei più grandi Maestri di quest'arte, non solo, ma uno de' più ricchi del mondo in bellissimi marmi? E ciò non è più stravagante e alfine vergognoso, quando tali scuole sono pure a Londra, a Berlino, a Friburgo, paesi duri all'arte, scarsi di marmi e di artefici e orbi delle tradizioni di quest'arte?[1]

Citazioni su Adolfo Wildt

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  • La sua voce ha alti e bassi improvvisi: o grida o bisbiglia. Di corpo egli è piccolo e lieve, agile a cinquantasett'anni quanto un adolescente. I capelli son radi, grigi, corti e ritti. Sul volto raso, ossuto quanto un teschio, la pelle elastica e bruna si distende o si raggrinza in smorfie eccessive. Si direbbe che per un niente egli voglia dare al suo volto il massimo dell'espressione, con quel poco che ha. Tutto è mobile, occhi, sopracciglia, palpebre, narici, labbra, orecchie, e tutto si sposta su quella faccia cubica a distanze inaspettate. Le sopracciglia ecco, si congiungono ad angolo ottuso sul mezzo della fronte, componendo una maschera tragica e plorante, che tien del giapponese. D'un tratto si distendono, si separano, si pacificano, e tra l'una e l'altra restano quattro dita di pelle nuda. (Ugo Ojetti)
  • Parlare di razza e cercare le origini ataviche nell'arte d'uno scultore o d'uno scrittore è fuori moda, e m'inchino; ma oso sfidare anche Benedetto Croce, se vedesse i tragici contorcimenti e i simboli astrusi di quest'arte, a non gridare al tedesco e a non pensare che Mathias Grünewald[2], ad esempio, abbia suggerito a Adolfo Wildt vesti, volti, gesti, mani, spasimi e svenimenti. Ho scelto pel paragone un pittore perché i marmi di Wildt traforati, assottigliati, lucidati, tanto che ogni raggio e riflesso vi si frantumano e immillano, suggeriscono a noi italiani il confronto prima con la pittura che con la scultura come l'intendiamo noi da Vulca[3] a Canova. (Ugo Ojetti)

Note

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  1. da L'arte del marmo, seconda edizione, Ulrico Hoepli, Milano, 1922, pp. 91-92.
  2. Mathis Gothart Nithart, meglio noto come Matthias Grünewald (1480 circa-1528), pittore tedesco noto per la drammaticità visionaria dei suoi temi di carattere religioso.
  3. Scultore etrusco del VI secolo a.C.

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