Agitu Ideo Gudeta
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Agitu Ideo Gudeta (1978 – 2020), imprenditrice e ambientalista etiope.
Intervista di Annalisa Camilli, internazionale.it, 7 marzo 2017.
- Ero impegnata con un gruppo di studenti contro il land grabbing, denunciavamo l'illegalità degli espropri forzati dei terreni agricoli, voluti dal governo a spese dei contadini locali per favorire le multinazionali che li usano per coltivare cereali e monocolture destinate all'esportazione [...]. L'Etiopia è un paese ancora agricolo e queste politiche del governo riducono alla fame i contadini che sono costretti a lavorare per le multinazionali per 85 centesimi di dollari al giorno. [...] Alcuni miei compagni sono stati arrestati, altri sono spariti e di loro non se ne sa ancora niente. A un certo punto ho capito che per me era venuto il momento di andarmene.
- Quando sono arrivata a Trento, avevo duecento euro in tasca, niente di più. Ho trovato lavoro in un bar, per mantenermi, ma nel frattempo ho cominciato a pensare all'allevamento delle capre. In Etiopia avevo lavorato in alcuni progetti con i pastori nomadi del deserto e avevo imparato ad allevare le capre. Ho pensato che con tutti questi pascoli non sarebbe stato difficile fare del buon latte, visto che sappiamo produrlo nel deserto.
- La soddisfazione più grande è quando le persone mi dicono che amano i miei formaggi perché sono buoni e hanno un sapore diverso. Mi ripaga di tutta la fatica e di tutti i pregiudizi che ho dovuto superare per farmi accettare come donna e come immigrata.
Citazioni su Agitu Ideo Gudeta
[modifica]- Agitu Ideo Gudeta era soprattutto il suo sorriso: un'espressione aperta, piena di fiducia che offriva come un sacchetto d'oro a chi la incontrava. Era una donna piena di vita, indipendente, colta, impavida. Per questo non riesco a pensare che sia morta. E la notizia che sia stata uccisa con un martello nella sua casa in Trentino provoca un dolore indicibile. [...] era arrivata in Italia nel 2010 "con duecento euro in tasca", dopo essere scappata dal suo paese, l'Etiopia, dove era perseguitata per il suo attivismo contro le speculazioni e gli espropri forzati dei latifondisti che costringono i piccoli agricoltori e gli allevatori ad abbandonare i loro terreni. Era venuta prima per studiare sociologia a 18 anni, aveva imparato molto bene l'italiano e per questo nel 2010 aveva chiesto l'asilo in Trentino, quando aveva capito che in Etiopia rischiava di essere uccisa. Invece è stata assassinata a Frassilongo, nel maso e nell'azienda che aveva fondato e che l'aveva fatta conoscere in tutto il paese per la qualità dei suoi formaggi. [...] dà angoscia pensare alla sequenza di violenze psicologiche e fisiche che una donna di 43 anni ha dovuto subire nel corso della sua vita per il fatto di essere una donna, per il fatto di essere un'attivista e un'ambientalista, per il fatto di essere nera e immigrata, per il fatto di essere economicamente indipendente al punto da dare lavoro ad altri come imprenditrice, per essere riuscita a inventarsi un lavoro in un ambito tipicamente maschile come la pastorizia, dando forma ai suoi studi e ai suoi desideri. Per quel sorriso che sfidava l'ordine delle cose e anche per futili motivi. (Annalisa Camilli)
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