Akbar
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Jalaluddin Muhammad Akbar, meglio conosciuto come Akbar il Grande (1542 – 1605), imperatore dell'India dalla sua ascesa al trono nel 1556 fino al 1605.
Citazioni di Akbar
[modifica]- Che nessuno si intrometta nelle faccende altrui in riferimento alla religione, e che a ciascuno sia consentito di accostarsi alla religione che gli aggrada. (citato in Amartya Sen, Identità e violenza, III, p. 52)
- La ricerca della ragione e il rifiuto del tradizionalismo sono tanto brillantemente manifesti che non c'è necessità di argomentarne i meriti. Se il tradizionalismo fosse appropriato, i profeti si sarebbero limitati a seguire ciò che dicevano i loro predecessori (invece di proporre messaggi nuovi). (citato in Amartya Sen, Identità e violenza, VIII, p. 163)
Citazioni su Akbar
[modifica]- Egli è passato alla storia come un uomo tollerante, illuminato, scettico, convinto che in ogni fede religiosa vi fosse «del buono», aperto alle discussioni filosofiche e teologiche con bramini induisti, guru sikh, mullah musulmani, gesuiti, fachiri, asceti di ogni corrente spirituale. La violenta crisi che scuote «oggi» l'India ci dice, meglio di ogni dissertazione specialistica, quanto geniale (ma anche quanto disperata) fosse l'intuizione dell'imperatore: che proprio nelle rivalità religiose si annidasse il più pericoloso ostacolo alla «governabilità» (Arminio Savioli)
- Akbar aveva questo magnetismo e fascino personale in abbondanza; i suoi occhi seducenti erano, nella meravigliosa descrizione dei gesuiti, "luminosi come il mare sotto il sole". C'è da stupirsi che quest'uomo debba tuttora affascinarci, e che la sua figura augusta e virile debba sovrastare la moltitudine di uomini che sono stati solo dei re?
- Come si è visto in seguito, Akbar fu un despota avveduto, e si impegnò instancabilmente per il benessere del popolo indiano. In un certo senso, si potrebbe considerare il padre del nazionalismo indiano. In un'epoca in cui c'era poca nazionalità nel paese e la religione era un fattore di divisione, Akbar pose deliberatamente l'ideale di una comune nazionalità indiana al di sopra delle pretese di una religione separatista.
- Era un combattente abbastanza coraggioso e un abile generale. Diversamente da Ashoka, non disdegnava mai il combattimento. Ma preferiva le conquiste conseguite con l'affetto a quelle ottenute con la spada, e sapeva che sarebbero state più durature.