Aldo Garosci

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Aldo Garosci (1907 – 2000), storico, politico e antifascista italiano.

Citazioni di Aldo Garosci[modifica]

  • Alla caduta della repubblica di Weimar contribuirono non poco sentenze di assoluzione verso la polemica antirepubblicana dei nazisti, sentenze che permisero durante anni il vilipendio del regime democratico.[1]
  • La guerra partigiana ha dato agli italiani una viva coscienza soggettiva di non essere inferiori agli altri popoli, li ha salvati da un aggravarsi di quel complesso di inferiorità, che può poi tramutarsi di colpo nel suo opposto, e far luogo a episodi di nazionalismo frenetico, ad eccessi di violenza orgogliosa e folle.[2]
  • Oggi veramente l'Italia appare matura, una folla di città e di regioni e di popoli, senza Borboni e senza Savoia, e senza famiglie che comandino, un paese di gente che ha fatto il suo destino. Le bandiere che stingono al sole su un muro, su un albero, là dove è stato fucilato un partigiano, là dove i tedeschi o i briganti neri han preso una delle loro vittime, sono ben più che un segno ufficiale di ricordo, sono un principio di culto civico, non imitato da altri, non di importazione svizzera o francese, ma ben ispirato dallo stesso spirito illuministico.[3]
  • Se si guarda alla sorte dell'Italia dopo la sconfitta militare da parte della coalizione antinazista e la si confronta con quella della Germania, non può esser dubbio per nessuno che ben diversa sarebbe stata la sorte internazionale dell'Italia e una qualunque possibilità di ripresa democratica, senza la guerra partigiana. Oggi il governo italiano discute sul prezzo del «biglietto di ritorno», ma questo prezzo è stato, per ammissione delle stesse potenze, in buona parte saldato nella guerra partigiana.[2]

Note[modifica]

  1. Da Italia, oggi, Nuova Repubblica, anno I, numero 1, gennaio 1953, p. 2.
  2. a b Da  I risultati politici della guerra partigiana, Nuovi quaderni di Giustizia e Libertà, anno I, numero 5-6, gennaio-agosto 1945, p. 6.
  3. Da  I risultati politici della guerra partigiana, Nuovi quaderni di Giustizia e Libertà, anno I, numero 5-6, gennaio-agosto 1945, p. 11.

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