Aleksandr Sergeevič Dolgorukov

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Principe Aleksandr Sergeevič Dolgorukov (1841 – 1912 ), politico e diplomatico russo.

Il principe Aleksandr Sergeevič Dolgorukov in antico costume russo per il ballo del 1903 nella Sala Nicola del Palazzo d'Inverno di San Pietroburgo.

Citazioni su Aleksandr Sergeevič Dolgorukov[modifica]

Varvàra Dolgorouki[modifica]

  • All'inizio del 1912 mio padre cominciò a soffrire di ulcera allo stomaco; spesso doveva restare a letto per un pio di settimane, con forti dolori. Cercava di dare il minimo di importanza alla sua malattia, continuando a mostrare il massimo interesse a tutto quello che accadeva nel mondo. [...] Nella primavera del 1912 vi furono a Mosca celebrazioni per commemorare la vittoria del 1812 su Napoleone. Mio padre, sentendosi meglio, poté adempiere per l'ultima volta ai suoi doveri di Gran Maresciallo della Coerte imperiale. Ebbe la forza di prendere parte a tutte le cerimonie, ma ciò fu troppo per lui, nel suo stato di salute. Tornò stanchissimo e dovette presto rimettersi a letto per non alzarsi mai più. Il 7 di giugno del 1912, un'ora dopo che era stato chiamato il prete, mio padre trapassò in pace.
  • In un angolo della sala era appesa in alto, come in uso in Russia, un'icona, e proprio sotto di essa c'era il pianoforte. Mio padre suonava a lungo, dimentico di tutto, ma di tanto in tanto lo si vedeva alzare gli occhi all'icona con grande venerazione se non addirittura in preghiera.
  • Per viaggiare, mio padre aveva diritto a un vagone di prima classe per lui, la sua famiglia e i domestici. Infatti a quell'epoca, in Russia, se si comperavano dodici biglietti di prima classe, si aveva diritto di occupare un intero vagone. La cosa era molto piacevole, soprattutto perché il vagone veniva semplicemente attaccato a un treno che andava diretto alla nostra destinazione, quindi non c'era bisogno di cambiare. Finalmente si partiva: tra noi, i domestici e il bagaglio il vagone si riempiva.
  • Viaggiando all'estero, spesso mio padre prendeva un letto per mia madre, ma noi si viaggiava in seconda, proprio per la nostra educazione. Ricordo anche che, per la stessa ragione, a Parigi, scesi al raffinato Hôtel Vendôme, mio padre mi portava apposta in ristoranti a buon mercato, che appena allora cominciavano a sorgere. Dovevo imparare e comprendere che la vita può esser vissuta molto dimessamente. Contrariamente ad affermazioni inesatte stampate sui miei genitori, devo dichiarare che nella loro casa mai vi fu eccesso di pompa, come cosacchi in alta o altra qualsiasi uniforme; né altri lussi assolutamente fantastici.

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