Alessandra Sarchi

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Alessandra Sarchi al Premio Chiara 2022

Alessandra Sarchi (1971 - vivente), scrittrice, storica dell'arte e traduttrice italiana.

Intervista ad Alessandra Sarchi

Pierpaolo, scuolafenysia.it, 7 aprile 2022.

  • L’Italia vanta una notevole tradizione secolare, ma il momento più significativo è da ricondursi a quando nel Trecento, in Toscana, Boccaccio scrive il Decameron aprendo così la strada al racconto. Certo, si trattava di storie coese tra loro, novelle racchiuse all’interno di una cornice tematica, ma è proprio così che dovrebbero essere le migliori raccolte. E questa tradizione prosegue. Le Operette morali di Leopardi sono a tutti gli effetti dei racconti che non hanno niente da invidiare alla produzione ottocentesca europea di questo genere letterario. Oggi c’è un problema di tipo commerciale. Il privilegio che si dà al romanzo deriva dall'aspettativa che si ha nei confronti di questa forma. Banalmente: il romanzo vende di più. I racconti sono visti come una produzione di seconda mano.
  • I grandi editori, generalmente, pubblicano poche raccolte di racconti e lo fanno per quegli autori che hanno già un ampio pubblico. Non è dunque una questione di domanda e offerta, piuttosto di condizioni che sono state create: se dai meno spazio al racconto, allora il racconto diventerà una forma secondaria e minoritaria. Ma non lo è. La densità e la precisione che la forma del racconto richiedono agli autori sono elevate... Forse più del romanzo. Se in un romanzo non azzecchi venti pagine su duecento, ci può stare; se nel racconto sbagli venti pagine lo devi buttare. Per questo i grandi autori di racconti hanno generalmente un'esemplare maestria nel realizzare questa forma rimanendo carenti nel grande romanzo, quello lungo, e viceversa.
  • Raccontare l'amore è una cosa difficile. Noi siamo figli di una retorica che ha codificato un linguaggio, soprattutto nella poesia. Siamo pieni di schemi che poi non sempre rispecchiano la realtà. Io immagino che la futura letteratura d'amore, quella che scriveranno i ragazzini che ora hanno dodici o tredici anni, sarà diversissima da come la scriviamo noi oggi; banalmente perché le categorie che noi davamo per monolitiche, oggi non lo sono più. [...] Pensavo: esistono in Italia romanzi che raccontano una storia d'amore tra due donne? Eppure non è un fenomeno nuovo, o minoritario, però è difficile trovare un romanzo che racconti l'amore tra due donne come può raccontarlo tra una coppia eterosessuale. Ci vuole del tempo. La letteratura guarda avanti, è vero, ma spesso ha anche un sacco di arretrati da recuperare.

Il dono di Antonia[modifica]

Incipit[modifica]

Antonia uscì dalla stalla e si guardò intorno, sfregando le mani appena lavate e disinfettate.
La luce del sole colava sui pendii della collina sprigionando vapori dal fogliame degli alberi ancora bagnati di rugiada, lenti sbadigli nel fermento già quasi estivo dell’aria che stava lievitando. Sarebbe venuto caldo. Antonia sentiva braccia e polpacci indolenziti, non era solo la mungitura mattutina ad averle irrigidito i muscoli, ma il lavoro del giorno prima. Avevano deciso di riaprire la piscina, considerato che il tempo era così bello e prometteva di mantenersi tale. Con spazzoloni e cannella dell'acqua che sgorgava aveva lavato il telone cerato che la ricopriva, poi si era dedicata ai bordi di pietra chiara, sui quali durante l'inverno la condensa aveva fatto fiorire chiazze di funghi. Insieme a Pietro, che l'aiutava nelle mansioni più pesanti, si erano consumati le dita e le ginocchia, chini a sfregare con spugne abrasive, poi avevano rabboccato l'acqua nella vasca, aggiunto le pastiglie di cloro nei bocchettoni degli skimmer e, a sera, lei aveva controllato il pH che era risultato perfetto: si poteva già fare il bagno.

Citazioni[modifica]

  • Che volete da me, vorrebbe dire a entrambi: a quel figlio che non è figlio e a quella figlia che non vuole esserlo; che volete ancora da chi vi ha dato la vita, e ora non è nemmeno più sicura che ne sia rimasta per sé, che sia avanzato un po' di desiderio. (parte terza)
  • Il passato muore o si perde; mai del tutto a dire il vero, ma certo si deforma e rimpicciolisce, se il presente smette di dedicargli un culto assiduo. (parte prima)
  • Si dice sempre che le madri abbiano paura per i figli, che le madri vaglino con ansia tutti i possibili pericoli, anche quelli immaginari, cui i figli possono andare incontro. Meno spesso si dice che le madri hanno anche paura dei figli. (parte quarta)
  • Scomponi la madre. Toglile il corpo. Le braccia in cui rifugiarti per essere stretta e compresa. Il petto al quale appoggiarti per regolare al suo battito il tuo. Lo spazio fra il collo e la clavicola dove respirare odore di casa. Il ventre che ti ha contenuta prima di nascere, i fianchi che ti hanno sostenuto quando ancora non camminavi. Le gambe che ti hanno rincorso e insegnato a muoverti da sola. Le mani che sono cura, benedizione, rimprovero e avvertimento. Infine il volto, dal quale hai imparato a vedere il mondo, e te stessa; e nel quale ti ritrovi, anche quando non vorresti, anche quando non te l'aspetti, perché la somiglianza è molto di piú che una semplice affinità di lineamenti o di colori.
    Se elimini parte dopo parte, rimane l'idea della madre, che ti sei costruita nel tempo. Ti sei allontanata dal suo corpo e te ne rimarrà sempre nostalgia, confusa al senso di promiscuità di cui hai voluto liberarti.
  • Un dono in fondo non è mai una necessità, e forse nemmeno una responsabilità. (parte quarta)
  • Una tomba è più facile di una persona in carne e ossa. Tutto l'amore consumato può fiorirci sopra, come erba spontanea. (parte terza)

Bibliografia[modifica]

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