Alexander Hamilton

Alexander Hamilton (1755 – 1804), politico statunitense.
- Il sovrapporsi e il saldarsi della volontà dell'esecutivo con quella di un parlamento sottomesso, determina la fine della democrazia e la tirannia della maggioranza.[1]
- In ogni repubblica vi dovrebbe essere un corpo adatto a correggere i pregiudizi, frenare le passioni smodate e controllare le opinioni incostanti di un'assemblea popolare.[2]
- L'uomo è un animale che ragiona piuttosto che ragionevole, per la maggior parte governato dall'impulso della passione.[3]
- Non è prudente demandare i poteri che dovrebbero spettare all'Unione ad organi che non possono essere continuamente e precisamente controllati.[4]
- Un debito nazionale, se non è eccessivo, potrebbe essere per noi una benedizione nazionale.[5]
- [Sulla recente costituzione degli Stati Uniti] Un pasticcio che non ha alcuna possibilità di durare. [Ultime parole famose][6]
Note[modifica]
- ↑ 1787; citato in Furio Colombo, Cittadini ancora uno sforzo – l'Unità, 4 giugno 2006.
- ↑ Da Elogio della stabilità, in Antologia degli scritti politici, p. 152.
- ↑ Da una lettera, 16 aprile 1802.
- ↑ Da Osservazioni generali sulla Costituzione, Federalista, n. 84; in Antologia degli scritti politici, p. 144.
- ↑ Da Lettera a Robert Morris, 30 aprile 1781.
- ↑ Citato in Focus n. 137, p. 134.
Bibliografia[modifica]
- V. de Caprariis (a cura di), Antologia degli scritti politici di Alexander Hamilton, Il Mulino, Bologna, 1961.
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