Anders Österling

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Anders Österling nel 1962

Anders Österling (1884 – 1981), poeta svedese.

Citazioni di Anders Österling[modifica]

  • Re delle tende, | sbanditi, | dispersi nel tempo e avvolti nel mistero, | vivono i lapponi nella luce della palude; | non coltivano terra, non innalzano dimore, | ma gregge, esodi, incantesimi e magie | verso lo sfolgorante azzurro | dell'eterna sera boreale — alla quiete | sugli estremi spazi delle montagne, ove | tra pelli insanguinate mormorano il loro canto con voci pietrose. | Biancheggia la brina su pascoli e tende; presto l'ultimo della dispersa tribù | spegnerà la sua pipa e morrà vicino alla sua renna. (Lapponi[1])
  • Senza alcun dubbio la severa educazione classica ha suscitato un impulso, non verso un'imitazione tradizionale, ma verso un controllo rigoroso di tutto ciò che concerne al vigore della parola, e il desiderio di un'intima penetrazione stilistica del verso. Quantunque ritenuto uno dei moderni rinnovatori della poesia, Quasimodo resta, in un certo senso, legato alla tradizione per le sue qualità di vero erede del mondo classico.[2]
  • Il grido d'uccello, così lontano dal canto, | fu la voce della mia giovinezza e nostalgia | tesa un giorno a meta | coperta di nubi.[3] | Fioriscono gli anni e diverranno autunno. | Tenace ancora in me | la stessa anima che non attende conforto | e simile alle pavoncelle | ancora grida. (da Pavoncelle al crepuscolo[4])

Note[modifica]

  1. In Poesia svedese, a cura di Giacomo Oreglia, Casa Editrice Italica, Stockholm-Roma, citato in Giuseppe Passarello, Voci del tempo nostro, antologia di letture moderne e contemporanee, Società editrice internazionale, Torino, 1968, p. 772.
  2. Da Discorso ufficiale per il conferimento del premio Nobel a Quasimodo; citato in Gaetano Munafò, Quasimodo, Poeta del nostro tempo, Introduzione e guida allo studio dell'opera di Salvatore Quasimodo. Storia e antologia della critica, Le Monnier, Firenze, 1973, p. 219.
  3. Indeterminata, non facile da realizzare. Cfr. nota a p. 773 di Voci del tempo nostro.
  4. Dalla raccolta Poesia svedese, a cura di Giacomo Oreglia, citato in Giuseppe Passarello, Voci del tempo nostro, antologia di letture moderne e contemporanee, Società editrice internazionale, Torino, 1968, p. 773.

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