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Andrea Romano

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Andrea Romano nel 2018

Andrea Romano (1967 – vivente), politico e storico italiano.

Citazioni di Andrea Romano

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Citazioni in ordine temporale.

  • Con il Terzo Polo non abbiamo nulla a che fare: con tutto il rispetto, facciamo un lavoro diverso, e non abbiamo mai partecipato ai loro vertici. Associare la nostra realtà con quella di Casini e Fini in questa fase è come mettere insieme l’acqua e l’olio: elementi diversi, impossibile amalgamarli.[1]
  • Nel Pd è prevalsa una lettura che dà a Berlusconi tutte le colpe della crisi. Ha detto bene Napolitano. Non è che il Cavaliere non abbia responsabilità, però anche in quest’ultima fase è prevalsa la lettura del “quasi quasi ci stiamo liberando del Caimano e finalmente potremo entrare in una stagione di Bengodi”. Una leggenda uguale e contrapposta a quella di Berlusconi che ha sempre detto che l’Italia era un paese che risentiva meno di altri della crisi.[1]

Intervista di Claudio Bozza, corriere.it, 20 aprile 2022.

  • La prima volta che arrivai al Cremlino era il 1988: c'era il Muro, era tutto un altro mondo. Mi stavo laureando: a Mosca mi ospitava una coppia di amici, a cui sono rimasto legatissimo, e che oggi sono dovuti fuggire, perché il regime di Putin perseguita gli omosessuali.
  • Amo visceralmente la Russia, la sua cultura, la sua letteratura e per questo vivo quest'assurda guerra con un sovrappiù di sofferenza.
  • [«Putin è il nuovo Stalin?»] No, ma Putin utilizza molti strumenti politici e culturali che furono cardine dello stalinismo. Un parallelo perfetto tra ieri e oggi: la descrizione degli oppositori come traditori della Russia, perché al servizio dello straniero. Tutti i processi staliniani finivano con una condanna per tradimento. Poi c'è il ricorso della deportazione degli sconfitti, come gli ucraini portati con la forza in Russia. È la stessa cosa che Stalin fece con i tartari di Crimea e altre popolazioni considerate ostili dal potere sovietico. Poi c'è il terrore di Putin sui civili come strumento per fiaccare la resistenza, come le stragi degli innocenti a Bucha e a Borodyanka. Putin usa la contropropaganda molto meglio dell'"uomo d'acciaio". Se Stalin finanziava direttamente o seduceva intellettuali occidentali, oggi Putin ha fatto altrettanto con forze politiche estere, giornalisti e opinionisti, anche attraverso massicci finanziamenti. Anche per questo il putinismo è stato il punto di riferimento di tutti i sovranismi mondiali in questo decennio: Trump, Salvini, Bolsonaro, Orbán. Putin ha qualcosa in più che lo avvicina ai fascismi del '900: l'utilizzo del criterio etno nazionale. Ovunque ci sia una minoranza russa è lì che devono arrivare i confini: ecco qua il motivo dell'invasione in Ucraina. Hitler rivendicava il Lebensraum, lo "spazio vitale", Mussolini gli italiani nei Balcani. La storia ritorna.
  • [Sulla pandemia di COVID-19 in Italia] Purtroppo non abbiamo potuto dare subito sepoltura al nostro Dario a causa della disastrosa situazione in cui versavano i servizi cimiteriali di Roma, quando c'era la sindaca Raggi. Ciò mi ha costretto a rendere pubblica una storia privata e dolorosa. L'unico barlume di luce in quei giorni fu che, grazie alla mia denuncia da parlamentare, molte altre famiglie hanno potuto manifestare un'emergenza, con centinaia di bare e urne accatastate nei depositi, che non era dignitosa per nessuno, soprattutto per la capitale d'Italia. Dopo due mesi siamo risusciti a dare degna sepoltura a Dario.

Intervento durante la conferenza "Disinformazione sul conflitto russo-ucraino", globalist.it, 20 aprile 2022.

  • In Italia assistiamo alla penetrazione massiccia della disinformazione russa attraverso canali televisivi pubblici e privati e attraverso la stampa. La tragedia dell’aggressione di Putin all’Ucraina è fatta di guerra, violenza, morti, violazione del diritto internazionale, ricatti economici. E anche di disinformazione.
  • La disinformazione è da tempo uno strumento di politica estera e militare del regime di Putin, che lo ha teorizzato, finanziato e usato massicciamente. Da tempo l’attenzione delle democrazie europee è focalizzata sulla minaccia che la disinformazione putiniana rappresenta per la trasparenza del nostro dibattito pubblico, se ricordiamo le indagini svolte sul tema dal Parlamento europeo e dai parlamenti democratici di Spagna, Francia, UK.
  • Oggi il portavoce delle Forze Armate russe ha dichiarato che il centro commerciale di Kremenchuk non era un centro commerciale ma un deposito di armi, e che le immagini che abbiamo tutti visto sarebbero una montatura occidentale. La stessa versione è stata anticipata – ieri sera – da Vladimir Solovev: propagandista numero uno del regime di Putin, frequente ospite di trasmissioni televisive italiane. Il caso di Kremenchuk (ovvero lo stravolgimento di fatti palesi e conclamati ad opera della disinformazione russa) è la replica esatta di quanto è già avvenuto a proposito dei massacri di Bucha, Kramatorsk, Marjupol.

Intervista di Federica Olivo, huffingtonpost.it, 15 febbraio 2023.

  • Le dichiarazioni di Berlusconi hanno gravemente indebolito l’Italia, prima ancora di rappresentare un problema per il governo di cui Forza Italia fa parte. [...] La sua indifferenza verso la tragedia del popolo ucraino e il suo disprezzo verso Zelensky, che oggi rappresenta quel popolo e la sua straordinaria resistenza morale, civile e militare contro l’aggressione di una superpotenza nucleare, è irresponsabile prima ancora che imbarazzante. Perché chi esercita una responsabilità politica di primo piano, come Berlusconi, dovrebbe mostrarsi sempre molto accorto nell’uso pubblico delle parole. E in questo caso le sue parole hanno danneggiato tutta l’Italia, come è stato chiaro dalle reazioni della stampa internazionale prima ancora che dalle reazioni del governo ucraino. Si può anche comprendere l’intenzione tattica di Berlusconi di mettere i bastoni tra le ruote alla Meloni, ma farlo sulla pelle dei civili ucraini che ogni giorno vengono assassinati dai macellai di Putin è profondamente immorale.
  • Come si fa a sostenere, come fa Conte, “sì alla difesa, no alla controffensiva”? Immagino la faccia che farebbe un qualunque civile ucraino al quale l’invasore russo ha distrutto la casa e la famiglia se ascoltasse queste parole. Proviamo poi a trasferire il suo ragionamento dentro la cornice della storia italiana dell’ultimo secolo: se ci trovassimo negli anni della Prima Guerra Mondiale, dopo la ritirata di Caporetto Conte avrebbe detto “Ok, fermiamoci qui”? E di fronte all’occupazione nazista del 1943-45, Conte avrebbe detto “Ok, regaliamo alla Repubblica di Salò tutta l’Italia settentrionale e noi teniamoci il Sud”?
  • [...] il Pd è l’unico partito italiano che sull’Ucraina ha avuto un atteggiamento di grande coerenza e chiarezza. Fin dal febbraio scorso, quando abbiamo deciso di sostenere la resistenza ucraina senza se e senza ma. Era giusto farlo quando eravamo al governo ed è giusto farlo anche dall’opposizione, senza calcoli di bassa politica come quelli di Conte, sia perché il sostegno all’Ucraina è moralmente e politicamente giusto sia perché rappresenta il modo migliore per difendere l’interesse nazionale italiano in Europa.
  • [...] la tragedia ucraina è una prova terribile anche per le nostre opinioni pubbliche e per la nostra politica. Ma c’è differenza tra l’imbarazzante furbizia di politici come Conte o Berlusconi che invitano gli ucraini ad arrendersi allo sterminio putiniano, facendo finta di non capire che dopo Kiev toccherebbe ad altri capitali europee e che la vittoria di Mosca sarebbe la fine del diritto internazionale e di qualunque speranza di pace per il nostro continente, e il tormento di chi (come tutti noi del Pd, compresa Elly Schlein) sa che la difesa della pace oggi passa per la difesa dell’Ucraina dall’aggressione.
  • Chi si oppone all’invio delle armi a Kiev, dalla comodità di un salotto televisivo o del Parlamento, riprende e amplifica le argomentazioni di Putin. E anche quando non è consapevole di farlo, in realtà lavora contro la pace e a favore della prepotenza.

Repubblica.it, 7 agosto 2023.

  • Con tutte le più ovvie differenze tra oggi e allora, l'aggressione all'Ucraina ha rivelato la persistenza di un tratto imperiale e coloniale alla base della Federazione russa anche nella sua versione post-sovietica.
    Un tratto che ne rappresenta il principale elemento di fragilità strutturale e che potrebbe provocarne l'implosione, non domani ma neanche tra mezzo secolo, sul modello di quanto è già accaduto prima all'impero zarista e poi all'Unione sovietica.
  • Sono infatti le minoranze etniche a fornire la gran parte della "carne da cannone" chiesta da Mosca, così come sono le regioni orientali dell'impero a pagarne il prezzo in termini di impoverimento e sfruttamento crescenti, mentre le élite russe vengono protette il più possibile dall'impatto umano ed economico del conflitto.
  • [Vladimir Putin] ha più volte sottolineato come la vera posta in gioco sia la disgregazione della Federazione. Ma si sa che il destino degli imperi raramente coincide con i desideri degli imperatori, soprattutto quando questi perdono lucidità e consenso.

Repubblica.it, 11 gennaio 2024.

  • C'è un fascismo di ieri, che l'Italia ha conosciuto sulla propria pelle e che alcuni si ostinano a rimpiangere. E c'è un fascismo di oggi, che in Europa ha il volto del regime di Putin. Un sistema di idee, prima ancora che una dittatura, che attrae da anni le simpatie di quell'estrema destra che da ogni latitudine guarda a Mosca come alla propria capitale morale. Un fascino più che giustificato, in effetti, perché il putinismo ha tradotto e aggiornato nel linguaggio del XXI secolo quelli che furono i tratti fondamentali del fascismo novecentesco: il disprezzo per la democrazia liberale, la persecuzione del dissenso politico e culturale, il rifiuto della diversità sessuale come "degenerazione", il complottismo come chiave di lettura della realtà, il culto della morte, la pratica sistematica della violenza, un nazionalismo aggressivo a sfondo etnico e suprematista e da ultimo una certa connivenza con l'antisemitismo.
  • [...] la guerra all'Ucraina rimane la grande prova della verità per il fascismo putiniano. Innanzitutto una guerra di aggressione contro uno Stato sovrano di dimensioni e potenza assai più ridotte, nello stile delle aggressioni militari di Mussolini alla Grecia o all'Albania, scatenata in violazione degli impegni internazionali che Mosca aveva sottoscritto con la comunità internazionale. Poi una campagna militare mossa dall'aspirazione a tornare ad un glorioso passato imperiale e nutrita da motivazioni espansionistiche e di sottomissione etnica, anche qui sul modello delle guerre fasciste del Novecento.
  • [...] si fa sinceramente fatica a giustificare le esitazioni e i tatticismi con cui una parte dell'opposizione sta prendendo le distanze dalla resistenza di Kiev. Forse immaginando di sacrificare il consenso bipartisan su un tema tanto fondamentale di politica estera al dovere di opporsi al governo Meloni. Ma finendo in realtà per danneggiare sé stessa, indebolendo il proprio antifascismo e la propria autorevolezza morale e politica, dinanzi alla prova più drammatica che la democrazia europea sta attraversando nella nostra epoca.

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  1. a b Da «Montezemolo con Casini? Sono come l’acqua con l’olio», L'Unità, p. 9, 23 agosto 2011.