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Angelo Catelani

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Angelo Catelani (1811 – 1866), musicologo e compositore italiano.

Delle opere di Alessandro Stradella

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  • La carriera percorsa da Alessandro [Stradella] sembra quella di un privato, come diciamo adesso di un dilettante.
    In teatri pubblici e venali non trovo sieno state eseguite le opere di Stradella, eccettuato il Trespolo rappresentalo la prima volta, secondo ogni probabilità, in Bologna nel 1682, in Modena infallantemente nel 1686, dopo la morte dell'autore. Scriver la musica di nove o dieci azioni drammatiche per semplice divertimento è cosa pressoché incredibile: eppure non si sa donde le commissioni venissero ed a che servissero tanti lavori del nostro compositore. La repubblica di Venezia sicuramente non invitava, non scritturava, né dava stipendio a maestri per comporre opere teatrali. (p. 15)
  • Che lo Stradella fosse contemporaneamente compositore, cantante e sonatore di più stromenti è probabile: probabilissimo che il grande incontro ch'ei fece in date occasioni (in Torino per esempio) sia dovuto al merito del cantante e del sonatore, anziché del maestro compositore; non unico, sotto quest'ultimo aspetto, né primo tra i maestri della seconda metà del secolo decimosettimo.
    Il silenzio quasi assoluto degli scrittori e de' raccoglitori di memorie storiche intorno alla musica [...] è una prova che lo Stradella, per egregio ch'ei fosse, non era il solo ed il più celebrato maestro del suo tempo. (p. 16)
  • Stradella non fu un genio nel senso comunemente accettato. La melodia, l'armonia, la modulazione, il ritmo, l'espressione drammatica, la stromentazione, la forma, {ec. non ricevettero innovazioni per opera di lui. Lo stile dello Stradella è quello del suo tempo, né più, né manco; i procedimenti tecnici e pratici del suo comporre son quelli che l'uso avea sanzionati nel mezzo del secolo decimosettimo e che tanto non erano invecchiati da render urgenti le riforme che lentamente si preparano e si compiono. Il nostro compositore scrisse musica veramente bella; ma di fatto non soverchiò, non ecclissò i contemporanei. (p. 16)
  • La grande celebrità dello Stradella presso gli indotti della storia, delle condizioni dell'arte e del modo di comporre nel secolo decimosettimo data da pochi anni. Cosa strana, se non novissima! Lo Stradella è portato alle stelle non meno per le sue avventure amorose manipolate in tante guise, non per quel che fece in realtà, ma per quello che non fece mai. (p. 17)

Memorie della vita e delle opere di Claudio Merulo

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  • Osservando nella lunghezza dei tempi passati, non oltre le origini del cristianesimo; seguendo a passo a passo i lenti e non mai interrotti svolgimenti dell'arte nostra [la musica], l'occhio intelligente contempla con insolita meraviglia quel periodo che, dando un termine glorioso alle fatiche di mille anni, si pose, diremmo, a fondamento e a base del novello edifizio ch'è la musica moderna: il periodo straordinario in cui l'Italia conquistò sopra le altre nazioni il primato dell'arte e portò all'opera comune la maggiore e miglior copia di materiali: il periodo fortunato del ricomponimento sociale, l'anello di congiunzione tra l'antica e la nuova civiltà, il decimosesto secolo. (p. 5)
  • Claudio Merulo ebbe chiaro nome in Italia, fino da' suoi primi anni, per essere stato eletto organista della basilica di S. Marco in Venezia che chiamava a quella cappella i musici famosissimi; più tardi, per aver dato alle stampe composizioni vocali di purgatissimo contrappunto, e di organo di merito superiore e incontrastabile. Fu proclamato e riconosciuto principe degli organisti dallo Zarlino, dal Galilei, dagli scrittori e da' poeti del tempo che ne celebrarono le lodi in vita e in morte, dai pittori e intagliatori che ne moltiplicarono i ritratti, dal Farnese che n'eternò sul marmo la memoria e le virtù, da moltissimi storici, biografi e didattici de' secoli passati, sino al vivente illustre Fétis. (p. 15)
  • Se la purgatezza irreprensibile dei lavori e l'influenza dei medesimi all'avanzamento dell'arte sono argomenti di diritto alla celebrità di un compositore, a Claudio Merulo spetta un luogo distintissimo tra i più celebri del secolo decimosesto. Le composizioni vocali di lui, pertinenti tutte alla tonalità diatonica o transitoria della seconda metà di detto secolo, sono di stile rigorosamente osservato: le stromentali, vale a dire i Ricercari e le Toccate, sono quelle in ispecie che più gli diedero rinomanza e che, fino d'allora, collocarono gli stromenti da tasto, l'organo principalmente, all'altezza del concerto delle voci; tanto che l'importanza, la nobiltà e l'indipendenza sì dell'organo, come del canto, separatamente o congiuntamente adoperati nella chiesa, furono d'allora non che un fatto artistico, un diritto di perpetua conquista. (p. 41)
  • Nel periodo di transizione dall'antica alla moderna tonalità tutto adombrava, tutto commoveva i conservatori esclusivi del passato, i chinesi della musica, dai quali discendono in linea genealogica gli oppositori vanitosi ed ignoranti de' tempi nostri. Valga il vero, opposizione diretta non ebbe personalmente a soffrir mai il nostro Claudio, sì per l'eccellenza intrinseca de' suoi lavori, come per l'indole di lui soave ed amabile tanto da cattivargli la stima e la benevolenza di tutti coloro che dell'opera e della consuetudine di lui medesimo si giovarono. (p. 42)
  • I difetti che si riscontrano nelle opere del Merulo, in quelle d'intavolatura segnatamente (se difetti sia lecito chiamarli), appartengono al tempo in cui furono scritte, al gusto tradizionale di certe forme, di certi abbellimenti, tremoli e di altre bizzarrie d'importazione straniera. Compositori, suonatori, cantanti ruotavano dintorno alle note e si affaticavano correndo, si direbbe, in traccia della vera forma melodica; di questa incognita fatale che alla fine del secolo decimosesto doveva svelarsi finalmente nuda e semplice per indossare, poco stante, il ricco manto che l'adorna regina dell'arte. (p. 42)
  • Fin oltre la metà di questo [XVI] secolo meraviglioso, la musica ad altro non intese che al fare scoperte; cominciò quindi ad informarsi di melodia, di ritmo, di modulazione, di cadenza; e cosi volse graduatamente al purgarsi dagli errori ed al perfezionarsi. Graduatamente, diceva, dappoiché nelle arti figlie del genio e della immaginazione sono impossibili i Colombo: la storia dell'arte nostra non ne offre; ed errano, per non dire mentiscono, coloro che ad ogni tratto si figurano di vederne uno. (p. 42)
  • [...] le leggi fisico-matematiche apprestando, come che sia, le basi materiali e inerti, non hanno condotto l'arte e non la condurranno mai a scoperte improvvise, sostanziali e imprevedute. Nella musica il genio e l'immaginazione, sotto la scorta della ragione e della esperienza, sono il tutto. (pp. 44-45)

Bibliografia

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Altri progetti

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