Antonella Ferrera
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Antonella Bolelli Ferrera (1957 – vivente), giornalista, scrittrice e conduttrice radiofonica italiana.
Intervista di Carolina Pernigo, criticaletteraria.org, 28 novembre 2015.
- [Sul "Premio letterario Goliarda Sapienza – Racconti dal carcere"] Il concorso è nato da un’idea che ho avuto un po' di anni fa, quando conducevo "La storia in giallo" per Radio 3 e ricostruivo la vita di grandi personaggi. Molti avevano avuto disavventure anche carcerarie, come Goliarda Sapienza, che proprio dopo un’esperienza di detenzione scrisse il romanzo breve L'università di Rebibbia, il primo libro che un editore accettò di pubblicarle. Per lei, da questo punto di vista, il carcere rappresentò un'opportunità, così mi sono detta: "Perché non dare la stessa opportunità alle tante persone che si trovano a vivere la stessa esperienza?". Mi è venuta così l'intuizione di dare vita a un premio letterario e ho pensato di affidare i racconti migliori – quelli scelti come finalisti - a dei grandi scrittori che fungessero da tutor letterari, per supervisionare l'editing. Così è stato. In seguito, oltre agli scrittori abbiamo coinvolto anche attori, registi, giornalisti, figure che in qualche modo fossero abituate a maneggiare la materia letteratura.
- [In che misura i tutor intervengono sul testo?] In alcuni casi c'è la necessità di minimi interventi: abbiamo scoperto negli anni che ci sono persone che hanno attitudini letterarie indipendentemente dal percorso di studi intrapreso, anche se – va detto – molti detenuti, soprattutto quelli di lungo corso, hanno frequentato le scuole e anche l'università all’interno del carcere, per cui hanno una qualche formazione letteraria. In altri casi in cui le difficoltà di scrittura sono maggiori, soprattutto negli stranieri, nella selezione consideriamo l'originalità della trama. In quei casi l’intervento sul testo deve essere maggiore, anche se restano delle basi di contenuto molto forti.
- [Come funziona la selezione?] In generale i testi vengono valutati sia sulla base della qualità letteraria, sia su quella dell’originalità del racconto. Facciamo un primo screening e poi un secondo, fino ad arrivare a venticinque racconti, venti per la sezione adulti e cinque per la sezione minori e giovani adulti. Successivamente, sulla base di un sorteggio i testi vengono abbinati ai tutor. A ciascuno è inviato il racconto senza alcuna indicazione sull'autore del testo, anche per ragioni di privacy, così da non condizionarlo in nessun modo nella prima valutazione dell'opera e nella scrittura dell'introduzione. Anche se, in molti casi – ed è quello che sempre auspichiamo – i tutor chiedono di incontrare il "loro" autore. Li accompagno io stessa a trovare la persona detenuta e, devo dire, sono sempre incontri intensi, carichi d’emozione: due mondi lontani che si avvicinano, fino a toccarsi, grazie alla letteratura. Una specie di magia. Questi incontri, peraltro, rappresentano per i detenuti un grande stimolo a proseguire nella scrittura (e nella lettura, che è fondamentale). Si rendono conto che usando le loro energie e le loro capacità in qualcosa di buono, possono migliorarsi come persone e trovarsi a discutere alla pari con un grande scrittore del loro racconto.
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