Antonino Lo Giudice

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Antonino Lo Giudice (1969 – vivente), mafioso e collaboratore di giustizia italiano.

Citazioni di Antonino Lo Giudice[modifica]

  • È stato il poliziotto Giovanni Aiello, alias 'faccia da mostro', a far saltare in aria Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta. [...] Fu lui a schiacciare il pulsante in via d’Amelio. [A confidarglielo è stato] Pietro Scotto quando eravamo in carcere all’Asinara. E anni dopo me lo confermò Aiello in persona.[1]

Da Lo Giudice: "Aiello coinvolto nelle stragi di Firenze e Roma"

Aaron Pettinari e Francesca Mondin, Antimafiaduemila.com, 19 ottobre 2016.

  • Io so che Aiello ha partecipato agli attentati di Firenze, di Maurizio Costanzo, dello stadio di Roma. Questo lo apprendo da lui ma so che partecipò anche Antonella.
  • Ho deciso di andare via per salvarmi la vita, non mi potevo fidare né della Dna né dei Nop né dei magistrati.
  • I primi di febbraio una mattina esco di casa a piedi e vengo bloccato da una macchina e due persone, che si qualificano come carabinieri, mi fanno salire e mi portano in una località dove c’era un’altra macchina con altre due persone. Mi fanno salire sull’altra macchina, e lì uno di questi altri mi dice: "Le posso assicurare che non gli facciamo nulla ma lei si deve cancellare dalla mente Aiello deve fare conto che non esista, noi lo diciamo per il suo bene, sappiamo dov’è la sua famiglia". Io allora per calmare la situazione ho detto che avevo già pronte delle registrazioni per ritrattare e che se venivano a casa gliele consegnavo, mi accompagnano a casa e io gli diedi le copie delle foto e delle registrazioni e loro mi dicono: "Ormai sappiamo dove trovarla se abbiamo bisogno torniamo, mi raccomando non aprire a nessuno soprattutto ai carabinieri." Però nei giorni successivi degli agenti in borghese iniziarono a fare dei posti di blocco sotto casa, e se uscivo mi pedinavano... un giorno si presentano a casa due persone distinte che si qualificano come i NOP di Roma, ma quando dico che chiamo i carabinieri questi vanno via e scappano. Verso aprile maggio mentre ero giù con la mia compagna una macchina si affianca ci guarda, quindi io capisco che c’è qualcosa che non andava allora penso in quel momento di chiamare mia moglie e mio figlio. Quando arrivano, dopo quattro, cinque giorni, ci allontaniamo in macchina e io non potevo dirgli quello che stava succedendo quindi gli ho detto solo di guardarsi dai carabinieri, poco dopo ci fermano i carabinieri e ci chiedono documenti e lì io mi sono visto carcerato e dopo ho preso la decisione di andare via di là... sono andato a Reggio da un mio zio.

Note[modifica]

  1. Citato in Miriam Cucco, Attentati Cc, una fonte parla dei legami Contrada-Aiello, Antimafiaduemila.com, 2 agosto 2017.

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