Antonio Banfi

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Antonio Banfi

Antonio Banfi (1886 – 1957), filosofo, politico, critico letterario, accademico e traduttore italiano.

Spinoza e il suo tempo[modifica]

  • L'eroismo del pensiero spinoziano è la sua rinuncia al trascendente: ciò che è, è ciò che deve essere. Compito dell'uomo è cogliere serenamente il senso del reale e vivere secondo questo senso.[1]
  • Spinoza ha posto un problema: qual sia l'essenza strutturale del pensiero che coglie l'intimo della realtà. Egli non ha risolto tale problema, ma l'ha posto nella sua forma tipica e netta, in modo da rendere possibili le soluzioni definitive.
    È difficile poter dire fin dove arriva Spinoza e dove s'inizia la nostra interpretazione. Davanti ad una personalità quale la spinoziana ci importa non soltanto il suo problema filosofico tipico, bensì anche come la sua personalità lo ha vissuto.[2]
  • Vi è in Spinoza una tale pienezza di vita oltre che di pensiero, che qualche volta la vita foggia il pensiero nella sua esigenza stessa.[2]

Umanità di Daumier[modifica]

  • I neri di Daumier hanno in generale un'intensità una violenza tragica che ha fatto supporre egli usasse di una reimpressione. Ma il loro senso pittorico non è dato dal carico della tinta: piuttosto dal particolare equilibrio dei chiaro-scuri, dalla scultorale plasticità di tutto il disegno sulla piatta chiarità dello sfondo.
    Tuttavia la tecnica litografica non solo ha imposto all'artista nuovi problemi d'arte ed aperto nuove soluzioni, ha diretto anche la sua arte in quel senso polemico che la caratterizza ed ancor oggi la riempie di pathos. (p. 209)
  • L'arte di Daumier è caricaturale perché caricaturale è la realtà ch'egli vive ed interpreta. Essa è la contaminazione tra i motivi di universalità illuministica o d'intimità spirituale romantica della borghesia e la sua concreta e particolare realtà di classe, veduta nei suoi infiniti aspetti grotteschi e, perché privi di energia e responsabilità umana, terribilmente tragici. (p. 209)
  • Il banchiere obeso ed astuto, l'ufficiale vanaglorioso ed inetto, il procacciante politico, l'avvocato fanfarone, l'imprenditore senza scrupoli, l'impiegato servile, l'accademico pedante e vano, questi ed altri tipi sono la concreta realtà umana. E Daumier non dà pace: insegue il borghese nella sua fede religiosa, nel suo civismo, nei suoi entusiasmi progressivi, nella sua dignità familiare, nelle sue feste, nei suoi riposi campestri, nelle gite lungo la Senna dalla quieta argentea corrente, persino negli spettacoli dei nuovi treni viaggianti, dell'areostato fuggente verso il cielo. La folla qui non ha un'anima: è un insieme di animule composte ed assettate, di maschere dai gesti convenuti.
    Pure Daumier nello sfondo del teatro della storia, ai margini della scena, conosce l'uomo. Lo riconosce negli oppressi nei sofferenti nei ribelli: qui non il tipo, ma le persone e la loro profonda fraternità. (p. 209)

Note[modifica]

  1. Citato in Livio Sichirollo, Con le lenti di Spinoza, archivio.unita.news, 31 ottobre 1985.
  2. a b Citato in Alberto Olivetti, Spinoza nelle lezioni di Antonio Banfi, ilmanifesto.it, 4 gennaio 2019.

Bibliografia[modifica]

  • Antonio Banfi, Spinoza e il suo tempo, Vallecchi, Firenze, 1969.
  • Antonio Banfi, Umanità di Daumier, in L'illustrazione italiana, n. 13, 31 marzo 1946, pp. 208-209.

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