Antonio Manca (giornalista)
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Antonio Manca (1943 – 1997), giornalista, scrittore, dirigente pubblico e revisore legale italiano.
Citazioni di Antonio Manca
[modifica]- [Sulla simbiosi Cinema-TV nel 1983 a Cinecittà] [...] Bisogna fare una premessa su quella che è la situazione generale nel settore degli audiovisivi. Prima di tutto c’è stato un ritardo culturale nel nostro paese perché si è stentato a capire il nesso profondo che esiste tra immagini prodotte con il sistema cinematografico d immagini prodotte e diffuse con il sistema televisivo. Basti pensare agli USA che sono all’avanguardia in questo settore, [...] hanno realizzato un’integrazione di carattere produttivo ma anche di carattere artistico, molti dei talenti più validi del cinema americano nascono oggi da esperienze televisive. Il secondo punto da analizzare è il ritardo industriale, in Italia non abbiamo mai avuto una mentalità e delle strutture industriali, in molti casi c’è stato un cinema d’autore e in molti altri un cinema di sotto-prodotti e comunque un cinema che ha sempre trascurato la "fascia media", per cui abbiamo avuto o gli avventurieri o i grandi artisti. Da tutto questo sorge la necessità di creare una struttura completamente nuova che superi la frattura tra cinema e TV e si esprima in termini di prodotti audiovisivi con la cui definizione si intende tutto, sia il film realizzato dal grande artista, sia il serial televisivo o il film scientifico o didattico. In questo discorso la Rai sconta un ritardo di mentalità che ci auguriamo possa superare in fretta.[1]
- [Sul rischio di produrre a Cinecittà serie di bassa qualità o sceneggiati come Dallas] [...] per produrre in serie occorrono due cose fondamentali: una struttura industriale e una enorme professionalità, esattamente l’opposto del prodotto di serie B o dell’effimero. Non credo poi che il nostro obiettivo sia quello di produrre Dallas, noi non vogliamo imitare nessuno, vogliamo trovarci una nostra specificità partendo dalla nostra cultura, per esempio la prima "serie" che io posso immaginare è quella sull’arte italiana che sarebbe una serie infinita perché infinito è il patrimonio artistico nazionale.[1]
- [Sulla crisi finanziaria di Cinecittà nei primi anni '80] [...] del resto, nella sua storia cinquantennale Cinecittà è stata in attivo solo nel 1962, ai tempi di Cleopatra. [...] Alla fine del 1981 l'immagine pubblica della Società era quella degradata di un polveroso carrozzone che, si diceva, più lavorava e più perdeva denaro. Si era pure parlato di trasformare Cinecittà in un "museo del cinema". In questi due anni, invece, abbiamo lavorato sodo e i risultati si vedono. Nel 1984 chiuderemo il bilancio in pareggio e sin da oggi possiamo dire di essere stati in grado i riportare l'azienda alla sua giusta dimensione di industria: efficiente, produttiva, equilibrata nella gestione. Di più. La Società non brucia più risorse, ma produce ricchezza. Un esempio? Ladyhawke, il film di Richard Donner, ha fatturato, per quanto riguarda Cinecittà, 1 miliardo e trecento milioni di lire. Ma complessivamente la produzione americana ha speso in Italia venti milioni i dollari. Certo è che in un momento di crescita esponenziale nel consumo di immagini (poco importa che sia attraverso la celluloide, il nastro, la tv, l'etere, il disco), Cinecittà non può restare alla finestra a guardare.[2]
- [Nel 1984 dopo due anni di Presidenza a Cinecittà] Quando ho preso in mano Cinecittà, stava per chiudere, oggi è sostanzialmente in pareggio. Stiamo allestendo il Nuovo Cinefonico, uno Studio elettronico, e ristrutturando due teatri di posa, per quanto riguarda la produzione, forse stiamo indietro rispetto al piano pluriennale, ma noi continuiamo a chiederci se può esistere un cinema prodotto dallo Stato, che cosa vuol dire fare un film con requisiti culturali? Tutto e niente è cultura. È una materia troppo evanescente. Per ora abbiamo dimostrato che Cinecittà è un’azienda sana, per il resto, vedremo.[3]
- Per quanto riguarda la produzione specializzata, in particolare per il cinema scientifico-didattico, si deve dire che non è un ritardo imputabile solo alle strutture produttive dell’Istituto [Istituto Luce], è proprio un ritardo culturale italiano.[4]
- [Riguardo la produzione di documentari su cassette] Possiamo ben dire di essere gli unici produttori italiani [L'Istituto Luce] di home-video, stiamo creando prodotti su cassetta che andranno nelle scuole, nelle case, nei centri culturali.[5]
- [Su Tempi di Guerra prima enciclopedia-video prodotta dall'Istituto Luce] L'enciclopedia visiva? È un prodotto che nasce senza la paura del telecomando. [...] si rivolge ad uno spettatore attento e critico, che il telecomando lo usa per leggere e rileggere i capitoli della videocassetta.[6] citazione necessaria
Governare Roma
[modifica]- Roma è una città destinata a non avere vita tranquilla o almeno vivere senza fare notizia ed essere discussa. Tutta la sua storia è, nel bene e nel male, segnata da questo destino così che quello che altre città possono sperimentare con sereno e appartato distacco a Roma è clamore, è scandalo, è avvenimento significativo ed appariscente. (da Dopo l'emergenza, p. 7)
- Roma aveva costituito per anni e anni il bersaglio preferito non solo delle campanilistiche e qualche volta invidiose osservazioni dei lombardi, fieri della loro capitale morale, ma anche delle politicamente pregnanti comparazioni degli emiliani arroccati orgogliosamente nella loro rossa e soddisfatta isola di benessere, ordine e organizzata serenità. (da Dopo l'emergenza, p. 8)
- Roma aveva in gran parte perduto il carisma di città destinata alle relazioni internazionali, di meta prediletta per uomini di tutte le razze e di tutte le fedi. Il degrado ambientale stava inesorabilmente affievolendo il flusso turistico ed il provincialismo degli amministratori stava riducendo la città a strapaese, lontano dal respiro culturale delle grandi capitali del mondo e stancamente ripiegato sui più vieti e logori miti di un folklore d'accatto. (da Dopo l'emergenza, p. 9)
- Anche un tema apparentemente insospettabile come il recupero archeologico dei Fori Romani è viziato da incrostazioni ideologiche. Il grande dibattito che si è sviluppato tra una moltitudine di facili apostoli della cultura e della storia ed un manipolo agguerrito di irriducibili reazionari intorno all'opportunità o meno di smantellare Via dei Fori Imperiali per risvelare e sepolte vestigia dell'antichità romana è palesemente superficiale e mistificante. E' semplicistico o equivocamente ingenuo avanzare una giusta esigenza culturale come un fatto idealisticamente astratto dalla realtà, tanto quanto è sicuramente dettato da anacronistiche nostalgie il desiderio di coloro che pretendono di conservare con la ex Via dell'Impero un malsano sogno di provinciale grandezza. Il fatto è che quella zona della città non appartiene alla Roma Imperiale né tanto meno alla Roma del ventennio fascista. Molto più concretamente e realisticamente appartiene alla Roma di oggi ed a quella di domani. Perciò è difficile pensare al recupero dell'integrità dei Fori come ad una grande operazione culturale in se. Solo l'irriducibile romanticismo di molti esteti della cultura può illudersi in questo senso. La grande operazione culturale può essere solo nell'inserire il tema dei Fori in un progetto complessivo di trasformazione della città che equilibri ed armonizzi, funzionalizzandoli a vicenda, gli aspetti storici, ambientali, culturali e direzionali di una metropoli proiettata al futuro. (da Dopo l'emergenza, pp. 20-21)
Note
[modifica]- ↑ a b Dall'intervista di Massimo Garritano Il rilancio di Mondocittà , L'Astrolabio, n. 5, 13 marzo 1983, p. 30.
- ↑ Dall'intervista di mi. an. Cinecittà non «perde» più, archivio.unita.news, 21 febbraio 1984, p. 11.
- ↑ Citato in Andreina De Tomassi, Ora gli uomini dell'Ente hanno un piano, repubblica.it, 16 novembre 1984.
- ↑ Andreina De Tomassi, L'86 sarà l'anno del rilancio, su repubblica.it, 7 novembre 1985.
- ↑ Citato in Andreina De Tomassi, Stiamo benissimo e cresceremo ancora dice l'ente cinema, repubblica.it, 7 maggio 1988.
- ↑ Citato in Annamaria Buonassisi, In edicola 12 videocassette, repubblica.it, 13 maggio 1989.
Bibliografia
[modifica]- Antonio Manca, Governare Roma: dalla parte dei socialisti, Edimez, Roma, 1981.
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