Arcipelago toscano

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L'arcipelago toscano

Citazioni sull'arcipelago toscano.

Augusto Vittorio Vecchi[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Qui la fantasia evoca la Venere tirrena consanguinea dell'ellena Afrodite. La prima emerge dal grembo profondo delle acque spumose, illumina del suo sorriso divino i luoghi circostanti e vi suscita tal vento d'amore che il fremito ancora ne perdura. Ma ecco che alla insuperabilmente bella si stacca il monile dal collo e le gemme, precipitando in mare, vi si trasformano in altrettante isole dell'alto Tirreno.
  • L'antichità fu consapevole e rispettosa della venustà dell'Arcipelago Toscano. I Romani, impadronitisene per forza di armi, lo trasformarono in una vera collana di luoghi di delizie. I barbari continentali, poiché ebbero prostrato al suolo l'Impero, trascurarono di invadere le belle isole; di guisa che i monaci vi trovarono asilo. Questi trasformarono le sontuose ville patrizie in laboriosi cenobî. Ma i Saraceni, onda barbarica cui la nave era consueta e familiare, sbarcarono nell'Arcipelago e lo desolarono. Scacciati poi quei predoni dal propinquo mare, i cittadini dei Comuni di Pisa e di Genova se ne disputarono il dominio. Le isole soggiacquero più tardi a diverse signorie non tutte provvide; e nemmeno lo è in via assoluta, la presente; la quale, se ha edificato un potente faro benefico ai naviganti sull'altura di Giannutri, ha non di meno contaminato Gorgona e Pianosa riducendole a luoghi di espiazione, e Capraia trasformando in sede di relegazione temporanea.
  • Sopra tutte le isole dell'Arcipelago libecci e maestrali e scirocchi imbizzarriscono, radunando vapori sulle alture, precipitandoli in pioggia nelle brevi vallate, inzuppando di rugiada le zolle dei floridi vigneti e, purtroppo denudando i comignoli delle ardue cime; ma per converso, procurando alimento alle scaturigini che rampollano sufficienti al bisogno nella parte settentrionale dell'Elba, insufficienti nel resto dell'isola, assai scarse in Giglio, in Montecristo, in Capraia e in Gorgona. Esse inaridiscono assolutamente nell'anidra Giannutri, in Palmaiola ed in Cerboli. Ma ivi abbondano le rugiade: d'onde in tutte le isole una flora pittoresca anziché svariata, ricca di essenze chiedenti all'aria più nutrimento che al suolo: flora di cacti e di lentischi, di eriche e di mortelle, di ogliastri, di ginepri e di pini, tutte piante dalle cui corteccie e dalle fronde esala aroma più gradito che dai loro fiori il profumo. Ecco, in succinta sintesi, i caratteri dell'Arcipelago, la cui bellezza è austera, anziché graziosa; la direi etrusca, piuttosto che ellenica.

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