Arsen Avakov
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Arsen Borisovič Avakov (1964 – vivente), politico ucraino.
Dall'intervista di Paolo G. Brera sulla guerra del Donbass, Repubblica.it, 16 febbraio 2015.
- Io chiamo terroristi i banditi organizzati dai russi, con armi russe e con a capo ufficiali russi dello Stato maggiore di Mosca. Conosco il punto di vista italiano, ma noi non abbiamo una guerra civile: quando il confine sarà chiuso, come esige l'Ucraina, se le forze internazionali resteranno a presidiarlo il regime sui territori occupati resisterà al massimo tre mesi. E se facciamo un'operazione militare cadrà in due settimane. Questo movimento organizzato nel Donbass non può sopravvivere senza l'appoggio della Russia.
- [Nel Donbass] La maggior parte delle fabbriche sono state smontate e trasportate in Russia, ci hanno derubati come facevano i pirati quando conquistavano un territori.
- Prima che Debaltsevo fosse occupata dai separatisti, ucraini e russi – e non parlo dei separatisti ma proprio dei russi, il Quartier generale russo – si sono accordati per un giorno di cessate il fuoco per portare via i civili. Entrambe le parti hanno portato pullman, alcuni dovevano andare in Ucraina e altri in Russia. È stata una specie di votazione. Debaltsevo per mesi ha subito combattimenti feroci e non amava molto il governo centrale ucraino. Verso l'Ucraina sono partiti 15 pullman, e solo due verso la Russia. Poi la città è stata rasa al suolo proprio dopo gli accordi di Minsk, e l'Europa ha taciuto pudicamente come fosse una cosa normale.
- L'Ucraina sta combattendo in prima linea contro la Russia. Per me il regime russo è completamente pazzo, e non si fermerà: le prossime tappe saranno sicuramente la Romania, la Polonia e i Baltici. Non arriveranno all'Italia e alla Spagna, ma la destabilizzazione sarà fortissima. La questione fondamentale per la sicurezza dell'Europa è l'appoggio all'Ucraina contro la Russia, non dico per attaccarla ma per contenerla nei suoi limiti.
- Ora abbiamo 450 chilometri di linea di contatto. Finché la Russia si nasconde dietro i separatisti di Donetsk è una cosa, ma se passa il confine nella regione di Karkiv sarà un'aggressione diretta, entreremmo in una guerra feroce con centinaia di migliaia di morti. Alla fine la Russia perderebbe, non ha così tante forze per attaccare un paese grande come l'Ucraina. Dovrà passare su un territorio che non è stato avvelenato da Janukovic, un territorio pro Ucraina: gli servirebbero un milione di soldati, praticamente l'intero esercito, e risorse finanziare enormi. Anche noi abbiamo le nostre debolezze, il nostro livello di reazione sarà altissimo e lo saranno anche le perdite, ma dobbiamo anche prendere in considerazione il matto che può usare le armi atomiche. L'Ucriana ha restituito le sue armi atomiche in cambio di garanzie sulla sua integrità territoriale. Invece è stato occupato il Donbass, e non abbiamo nessun tipo di appoggio militare. Il nostro è un popolo semplice, e vive tutto questo come un inganno. La mia città, Karkov, è la culla della civiltà atomica, l'atomo è stato diviso per la prima volta lì. Ma abbiamo dato tutte le nostre scorte di uranio arricchito per la sicurezza mondiale. Ora tutti fanno finta che siano problemi nostri, e non è onesto.
- La minoranza tartara autoctona è perseguitata, si chiudono i loro giornali e la loro tv, c'è una grande crisi economica e privazione delle libertà politiche.
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