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Augusto Tretti

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Augusto Tretti (1924 – 2013), partigiano, regista, sceneggiatore e attore italiano.

Citazioni di Augusto Tretti

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Da Intervista a Augusto Tretti

rapportoconfidenziale.org, 2 luglio 2016, intervista registrata nel 1994


  • A quel tempo [1941-1942] frequentavo il liceo classico e ricordo che a scuola era quasi impossibile conoscere figli di contadini o di operai perché erano tutti figli di borghesi, di commercianti e agricoltori. Purtroppo ho memoria del fatto che, nella mia classe, la maggioranza dei compagni erano fascisti; eravamo giovani, non sapevamo niente. Nella mia classe c’erano solo due antifascisti viscerali: eravamo io e un mio amico, che si chiamava Zampieri Enrico, un ragazzo che negli anni a venire diventerà professore di Storia.
  • Portavo pantaloni militari e ricordo di essere giunto in una casolare di contadini dove incontrai una donna alla quale chiesi degli abiti borghesi. Lei mi disse che ne avevano già dati via sei o sette ad altri soldati in fuga come me, e ricordo un uomo che stava lì con lei che le disse di provare a trovare qualcosa. Tirò fuori un paio di pantaloni che erano quelli dell’ultimo mendicante di questa terra, ricordo questa povera donna che si mise a cucirli per riportarli un po’ in sesto. Da queste cose capisci che la nazione era tutta antifascista: la popolazione ha aiutato tutti fin che poteva, spontaneamente e con coraggio.
  • La cosa bella della Resistenza fu che in quel momento era viva e presente e chiara l’unità nazionale. Non c’era il comunista, l’anarchico, il socialista… Eravamo tutti contro il fascismo! Ci si trovava nelle case di qualche antifascista, o sotto i vigneti, o per la campagna e nascevano delle discussioni animatissime… altro che al Liceo con quei quattro professori coglioni che avevo io! Lì ho imparato le cose per davvero.
  • Vi dico la verità: io non ho mai trovato né un contadino né un operaio che non ci avesse dato aiuto. La Resistenza era una minoranza, gli altri avevano paura, però l’appoggio c’era. Altrimenti ci avrebbero presi subito. Invece quando vedevano che il partigiano era braccato gli davano aiuto, lo vestivano, lo facevano scappare. Per quest’ordine di motivi io sostengo questa tesi. Non credo alla versione della guerra civile. La mia esperienza mi dice che la popolazione prestava sempre soccorso alla Resistenza, anche in questa zona, nel veronese e sul Garda, che era la più rovente.

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