Aurora Venturini
Aurora Venturini (1922 — 2015), scrittrice, poetessa, traduttrice e saggista argentina.
Francesca Lazzarato
[modifica]Mia mamma era una maestra di quelle con la bacchetta e il camice bianco, molto severa ma insegnava bene in una scuola di periferia frequentata da bambini di classe medio-bassa e non molto dotati. Il migliore era Rubén Fiorlandi, figlio del droghiere. Mia mamma usava la bacchetta sulla testa di quelli che facevano gli spiritosi e li mandava nell’angolo con le orecchie d’asino fatte di cartone rosso. Chi si era comportato male ci riprovava raramente. Mia madre era convinta che soffrendo si impara. In terza la chiamavano la signorina di terza ma era sposata con mio papà che la abbandonò e non tornò mai a casa per fare il suo dovere di pater familiae. A scuola insegnava nel turno di mattina e rientrava alle due del pomeriggio. Il pranzo era già pronto perché Rufina, la moretta che si occupava con diligenza delle faccende di casa, sapeva cucinare. Io ero stufa del puchero tutti i giorni. Nel terreno sul retro chiocciava un pollaio che ci dava da mangiare e nell’orticello spuntavano zucche miracolosamente dorate soli precipitati e sprofondati sulla terra da altezze celestiali, crescevano insieme a violette e rosai rachitici che nessuno curava e che si ostinavano a dare un tocco profumato a quello squallido letamaio.
Elena Rolla
[modifica]La mia mamma era una maestra con la bacchetta e il grembiule bianco, molto severa ma insegnava bene in una scuola di periferia frequentata da ragazzini di classe media tendente al basso e non molto dotati. Il migliore era Rubén Fiorlandi, il figlio del droghiere. La mamma usava la bacchetta sulla testa di quelli che facevano gli spiritosi e li mandava nell'angolo con orecchie d'asino fatte di cartoncino colorato. Raramente chi si comportava male ci riprovava. Mia madre credeva nel pugno di ferro. In terza la chiamavano la signorina di terza ma era sposata con mio padre che l'aveva abbandonata per non tornare mai più a casa a ricoprire il ruolo di pater familias. Lei era impegnata con l'insegnamento nel turno di mattina e rientrava alle due del pomeriggio. Il pranzo era già pronto perché Rufina, la moretta che faceva i lavori di casa molto diligente, sapeva cucinare. Io ero stufa del bollito tutti i giorni. Sul retro chiocciava il pollaio che ci dava da mangiare e nell'orto spuntavano zucche miracolosamente dorate, soli precipitati e affondati da altezze celestiali sulla terra, crescevano accanto alle violette e a rachitici roseti che nessuno curava, ma che si ostinavano a dare un tocco profumato a quel porcile disgraziato.
Bibliografia
[modifica]- Aurora Venturini, L'anima è un lenzuolo bianco (Las primas), traduzione di Elena Rolla, Salani, Milano, 2010. ISBN 978-88-6256-075-7
- Aurora Venturini, Le cugine (Las primas), traduzione di Francesca Lazzarato, SUR, Roma, 2022. ISBN 978-88-6998-322-1
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