Baldassarre Bonifacio

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Lapide commemorativa per Baldassarre Bonifacio

Baldassarre Bonifacio (1585 – 1659), scrittore, poeta e vescovo cattolico italiano.

Citazioni di Baldassarre Bonifacio[modifica]

  • [...] mastica sempre, e mai non cessa o vaca | sia di notte o di giorno, imbruni o luca. | Come suol devorar bieta o lattuca | putrido verme o sordida lumaca, | ci consuma, ci rode e ci manuca, | e sempre più s'invipera e s'indraca.[1]
  • Piú scarne di costor che tapinarono | non fur vedute mai mumie né scheretri, | [...] | Mirar le lor cadute era spettacolo | troppo funesto in vero e troppo orribile, | non si trovando a gli aspri casi ostacolo. | E questa sí tremenda e sí terribile | penuria fia portento e fia miracolo | a le future età sempre incredibile.[2]

Citazioni su Baldassarre Bonifacio[modifica]

  • Gli intellettuali e i letterati barocchi, sfiorati dalle minacciose folle dei pezzenti e dei montanari senza pane, dalle scomposte e ululanti processioni della fame, si difenderanno – secondo la loro tradizionale inclinazione – sparando ciniche, velenose bordate sopra la marea dei pitocchi, i «formiconi scioperati». È questo il caso di Baldassarre Bonifacio che nel 1629 vive a Treviso una agitata crisi pauperistica, trasferita di lì a poco nei sonetti impietosi e sulfurei de Il paltoniere. L'angoscia dei pochi di fronte al fluttuare impazzito, per le strade, degli innumerevoli divoratori di rifiuti, gli uomini-bruchi, gli uomini-insetto; l'ansia nei gruppi di potere nei confronti dei grandi, minacciosi numeri, della proliferazione incontrollata dei miserabili, dello spettro d'una società negativa che, renitente all'integrazione, agita la illusoria bandiera d'una società oppositiva, innervano nei sonetti del Bonifacio l'immagine ossessiva della marea montante, dell'acqua che sale irresistibilmente per provocare l'asfissia finale. (Piero Camporesi)

Note[modifica]

  1. Da Il paltoniere; citato in Piero Camporesi, Il pane selvaggio, Garzanti, Milano, 2004, p. 210. ISBN 88-11-67711-4
  2. Da Il paltoniere; citato in Piero Camporesi, Il pane selvaggio, p. 223.

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