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Barbara Balzerani

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Barbara Balzerani prima del 1988

Barbara Balzerani (1949 – 2024) terrorista e scrittrice italiana.

Intervista di Gordan Stošević, ilgridodelpopolo.com, 10 agosto 2020.

  • [Sul suo libro autobiografico Compagna luna] La strada che ho cercato per raccontare è stata quella di offrire la mia esperienza personale a chi potesse essere interessato a farsi domande più che avere già tutte le risposte. Soprattutto, nelle dominanti menzogne diventate senso comune, non mi interessava fare una disamina su fatti, cause, effetti, i come e i perché, né cercare giustificazioni di fronte all'accusa imperdonabile di aver messo a nudo un re detronizzato. In tutta evidenza la condizione di "perdenti" comporta condizionamenti che deformano la parola fino a svuotarla. Io non cercavo un confronto con chi aveva già proclamato sentenze inappellabili. Né assoluzione postuma. Volevo trovare comunicazione, persino consolazione nella condivisione della memoria ammutolita di tante esperienze vissute. Sapevo bene che mi sarei trovata di fronte all’interdizione del mondo letterario, quello che ha definito cortigianamente i margini stretti in cui può avventurarsi chi, come me, non ha diritto di parola.
  • [Sugli anni di piombo] La storiografia ufficiale si è attrezzata a riscrivere gli avvenimenti non solo dal punto di vista dei vincitori che non sarebbe una novità. Non si limita a celebrarne le ragioni e la legittimità di esistenza. Non a descrivere l'esito dei conflitti del '900 con l'ottimismo grottesco del dottor Pangloss e il capitalismo come l'unico sistema sociale in grado di garantire benessere e libertà. Non a confutare idee e pratiche, condannandole all’inconsistenza quando non al pensiero insensato e delinquenziale. Non a sottoporre a critica o condanna tutto ciò che si è opposto ai padroni del mondo. Superata persino l’equiparazione tra forze contrapposte come il comunismo e il fascismo, i nuovi dispositivi su cui si basa il lavoro di tanti storici sono la negazione dell'autenticità dei fenomeni politici rivoluzionari. Come nelle guerre invisibili del colonnello Buendia [un personaggio di Cent'anni di solitudine di Márquez] la narrazione prevalente si basa su illazioni, sentiti dire, falsificazioni, dimostrazioni a posteriori della vulgata della propaganda del potere. I fatti, anche se ampiamente documentati, ignorati o snaturati. Pubblicazioni, trasmissioni televisive, lezioni e conferenze, commissioni parlamentari, incessantemente, da decenni, sostengono una verità sempre più sbrindellata, senza timore di incoerenze evidenti. L'importante è dichiarare che non c'è stato alcun conflitto ma isolati atti di criminalità sostenuti e organizzati da forze occulte contrarie alle istituzioni democratiche.
  • Che, a partire dai dati del ministero degli Interni, nel '79 ci fossero 269 gruppi armati, che gli inquisiti per banda armata fossero stati 36.000 di cui 6000 condannati a molti anni di carcere speciale, non ha mai influito sulla versione ufficiale. Che il numero dei prigionieri politici in quegli anni sia stato più alto di quello durante il regime fascista, non ha posto domande agli storici, ai giornalisti, agli intellettuali, con poche e trascurabili eccezioni. Impegnati come sono al fiancheggiamento delle politiche repressive che colpiscono con durezza, in un evidente disequilibrio di forze in campo. Per questo l'esercizio della memoria è diventato un terreno di scontro, perché non vada perduto un patrimonio politico che in quegli anni ha significato la più importante occasione di cambiare lo stato delle cose presenti. La portata della sconfitta nulla toglie al suo valore, al contrario dovrebbe essere uno stimolo per riprendere il cammino di liberazione alla luce del suo riattraversamento critico.
  • Uno dei segni fondativi della nostra organizzazione [le Brigate Rosse] è stata l'unità del politico-militare non solo come scelta strategica organizzativa ma anche come cifra identificativa dei militanti. In questo senso non c’era chi pensava e chi agiva, una direzione politica che dettava la linea e una schiera di militanti che la attuavano. Tutti facevano tutto. Anche esagerando. Come Prospero Gallinari che è stato ferito gravemente e arrestato mentre cambiava la targa a un'auto rubata. In quel momento quello c'era da fare e lui, uno dei dirigenti più ricercati d'Italia, l'ha fatto.

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