Berlinguer ti voglio bene
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Berlinguer ti voglio bene
Titolo originale |
Berlinguer ti voglio bene |
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Lingua originale | italiano |
Paese | Italia |
Anno | 1977 |
Genere | comico, politico |
Regia | Giuseppe Bertolucci |
Sceneggiatura | Roberto Benigni, Giuseppe Bertolucci |
Produttore | Gianni Minervini, Antonio Avati |
Interpreti e personaggi | |
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Berlinguer ti voglio bene, film del 1977 con Roberto Benigni, regia di Giuseppe Bertolucci.
Frasi
[modifica]- No' semo quella razza | che non sta troppo bene | che di giorno salta fossi | e la sera le cene. || Lo posso grida' forte | fino a diventa' fioco | no' semo quella razza | che tromba tanto poco. || Noi semo quella razza | che al cinema s'intasa | pe' vede' donne 'gnude | e farsi seghe a casa. || Eppure, la natura ci insegna | sia su' i monti, sia a valle | che si po' nascer bruchi | pe' diventa' farfalle. || Noi semo quella razza | che l'è tra le più strane | che bruchi semo nati | e bruchi si rimane. || Quella razza semo noi | l'è inutile far finta: | c'ha trombato la miseria | e semo rimasti incinta. (Bozzone)
- Io ora vo' a casa, mi lavo, e me lo sciacquo bene. | Uscirò gaudioso, per l'atto materiale, che vado a sperimentare. | Non pretendo, vero, per quattromilalire, un fisso connubio con quest'ultima; | la quale, non voglio rinvivere in te persona, il ricordo del tuo babbo, morto schiantato. | Ma rinvivere in lei femmina, per una notte, il brivido blu di una trombata di trent'anni fa. (Bozzone)
- La merda della maiala degli stronzoli nel culo delle poppe pien di piscio co'gli stronzoli che escan dalle poppe de budelli de vitelli con le cosce della sposa che gli sorte fra le cosce troppe seghe dentro il cazzo troppi cazzi dentro il culo che gli spuntan dalle cosce che gli tornan dalle gambe con la mamma ni'ppompino della nonna che gli schianta da il su' corpo che gli leccano la schiena poi gli sputa ne'coglioni e gne lecca ni'ggroppone co schiantassi tra le zolle che si striscia'n mezz'all'erba che le mamme tutte gnude che si struscian dalle file e si sgroppan con la schiena co le poppe sbatacchiate senza latte che si scopran tra le mucche che si infila che gli sorte'n mezz'all'erba che gni gira'mmezz'a'denti che gli sputa qunand'e'n'terra e gli mettano le seghe nella fica e si gode tutti insieme e si gode tutti insieme e lo guardan da lontano co i'ggroppone'nsudiciato e le cosce la su sposa co'i'mmarito i'pparente gliene schianta gni piglia d'ipparente con la carne dentro il corpo co i'ccorpo nella carne e la mamma sdraiata tra le zolle che gli mena le zolle che gli tornan sulla terra e gni schiantano'parenti glene leano tre vorte glene sortano diciotto... (Mario Cioni) [sproloquio dopo che ha appreso la notizia della morte di sua madre]
- Il comunismo viene da sé anche senza Berlinguer. Il comunismo è come prima di farsi la prima sega che si viene a letto da sé. Si fa: "Dio bono, che cosa m'è successo?" "Niente, o fanciullo, sei venuto! Quello che non funzionava ora funziona. Godi!" Ecco, il comunismo così il popolo sì... è come un ragazzo prima di farsi la prima sega. Arriverà la mattina da sé, si dice: "Che cosa ci è successo?" "Niente, popolo! Sei venuto! Quello che non funzionava ora funziona! E godi!" Ecco, il comunismo è la sega prima di farsi la prima sega. Si viene da sé spontaneo... (Mario Cioni) [parlando con i suoi amici]
- Ti venisse le vene varicose all'uccello. Che sei scemo? (Don Valdemaro) [sulle bestemmie di Mario Cioni]
- Guarda là che bella famiglia, hai visto? Babbo, mamma e du' figlioli sai! Almeno du' volte l'ha trombata di sicuro! Ora mangiano, cacano, poi via in macchina a casa, i figlioli dormono e loro trombano come lucciole, poi s'alzano, mangiano, cacano, mangiano... questa l'è vita! Mica io! (Mario Cioni) [sul cavalcavia]
- Eccone un'altra: per dargli un bacio sul collo ci vuole lo scalpello, trombata a presa rapida! La prossima volta vengo a ballare con la betoniera. (Mario Cioni) [in discoteca]
- Bono i'mangiare! Secondariamente io penso che la donna la c'abbia il su' stile, anche lei, e il risparmio anche ci vuole: perché io son per la libertà. Libertà fino a un certo punto, vero? Come quelli che si fissano: caccia, pesca, gioco... no no! Io son per la famiglia. Oddio, la ricotta e lo yogurt un'è che l'ami troppo; se qualche volta c'è da uscire, oh, un bel film e' garba a tutti, eh! [arrabbiandosi sempre di più] Come i maglioni a collo alto: io non li sopporto! Come che quando son malato: non voglio sape' di pasticche! Il male come gl'ha fatto a venire così deve fare a anda' via! Oh! Anche il governo prima o poi cambiera, eh? [urlando] E gl'andrà dalla parte del popolo! Come le macchine, con tutti gli incidenti succede! O se l'è tanto comoda anche l'autobusse? (Bozzone)
- Marioo! [tirandogli una gamba facendolo così cadere.] Ti venisse una paralisi ai coglioni. Hai visto Elio? Eh? Prima l'era guercio, poi, tira tira seghe e... gli hanno ingessato anche una gamba. Poi... tira tira seghe, un bel giorno, tu vai per tirartela... e nun ci trovi più nulla. E si consuma! e si consuma! Guarda la tua mamma... tira tira seghe e non ha più nulla. (Don Valdemaro) [sulla masturbazione di Mario Cioni]
- Questa fredda notte d'inverno meglio esser buco che uomo moderno. (Furio)
- Se ti scappa da cacare falla ora, poi sta male con lei in casa. (Mamma)
Dialoghi
[modifica]- Gnorante: Domenica del cazzo!
Bozzone: Uno lavora tutta la settimana per aspetta' la domenica per divertirsi, e la domenica 'un vede l'ora di arrivare al lunedì per lavorare, Bella soddisfazione!
Gnorante: E un altro si tira le seghe tutta la settimana tanto dice: "Domenica chiavo!", e invece arriva la domenica: Nisba! Tanto dice: "Domani gl'è lunedi... mi tiro una sega!"
- Furio: Salve Cioni, che t'hai fatto? 'Un ti vedo troppo legittimo...
Cioni: No nulla, problemi dell'omo moderno.
Furio: Io invece no: son buco! Son finocchio!
Cioni: No... via venvia oddio... comunque...
Furio: Comunque un cazzo! T'ho sentito sai la sera anche te al bar quando vengo, sì te! "Ecco i'bucaccio, fagli il caffè alla signorina!" Signorina una sega! Abbi il coraggio di dirmelo in faccia!
Cioni: No scusa io non te l'ho mica mai detto Furio, davvero! Io t'ho, anzi, sempre detto che tu sei un omo, un...
Furio [scuotendo la testa]: E son buco! Lo vuoi capire? Dimmi come mi chiamano in paese tutti.
Cioni: Ti chiamano "signorina"
Furio: No! Dillo come vu mi chiamate tutti per bene, dillo per bene.
Cioni [con voce effemminata]: Signorinaaa.
Furio: Ecco! Sei contento? Lo vedi? Vu parlate senza sapere icchè vu dite. In paese chi c'è? Il prete, lo scemo e il buco! Gli altri son per far numero, icchè contano? Almeno io son buco, ma te?
Cioni: Eh lo so...
- Mario: Mamma, ma tu puzzi!
Mario: Meglio il puzzo di una mamma, che il profumo di nessuno!
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