Bernardo Caprotti

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Bernardo Caprotti (1925 – 2016), imprenditore italiano.

Citazioni di Bernardo Caprotti[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • [Su Silvio Berlusconi] L'ho conosciuto ai tempi della Standa, è un uomo generoso che non è riuscito a fare quello che aveva promesso.[1]
  • Spiace essere giudicato per concorrenza sleale, perché per me è come essere considerato un ladro, un uomo squalificato, e mi rimane appiccicata una cosa terribile.[2]
  • [L'Italia] è un Paese che ha troppe regole, leggi e norme: non ci si può più muovere. In Italia è più difficile fare impresa che altrove, ci sono più regole, norme, pianificazione.[3]
  • [Sull'articolo 18 dello statuto dei lavoratori] La maggior parte della gente neppure sa che esiste, lavora e basta: l’articolo 18 serve a qualcuno, magari... lasciamo perdere, io non sono un giuslavorista, e soprattutto non voglio che mi sparino...[3]

È morto Bernardo Caprotti. Una vita da guerriero

Da un'intervista a Tempi, marzo 2011; ripubblicato in Luigi Amicone, tempi.it, 8 ottobre 2015.

  • [«In Italia non si ricorda [...] un imprenditore che abbia condotto una battaglia così aspra, pubblica [...], contro chi ha ritenuto essere i suoi concorrenti sleali. [...] come gli è venuto in mente di sfidare i sindacati e le Coop?»] Guardi, a un certo punto ci si trova in una situazione molto particolare. Ci sono troppi limiti, troppe regole, troppi lacci e lacciuoli, che poi vengono interpretati di volta in volta come uno vuole. Troppe difficoltà nella nostra libertà di agire e di rinnovare l'impresa. Soprattutto in certe zone, come la Toscana o l'Emilia Romagna, ma anche a Cusano Milanino [...]. Allora abbiamo deciso di dire le cose come stanno. Voglio ricordare, però, che la goccia che ha fatto traboccare il vaso sono state le provocazioni di Coop. Perché il libro [Falce e carrello] è una reazione ai continui attacchi e illazioni contro Esselunga [...]. Così, a un certo punto, abbiamo detto basta, adesso per piacere la piantate. Lo abbiamo detto sui giornali.[...] si sono arrabbiati. Perché sa, loro sono degli intoccabili, loro sono automaticamente gente perbene, onesti, corretti, benefattori. Loro lavorano per gli altri, mica per se stessi. Allora, questa falsità, questa impostura, ci ha fatto saltare la mosca al naso.
  • [«Ha costruito un'azienda gioiello [Esselunga] ed è riuscito nell'impresa di non cedere ai ricatti di un certo sistema che in molti altri casi si è rivelato e si rivela mortale per la produttività e la competitività (quando non per la stessa sopravvivenza) di un'impresa italiana. [...] come ha fatto?»] Lo dico onestamente: è stato proprio facile. Uno tira fuori i coglioni, se li ha, e si oppone. Punto. Si oppone. Sa, i sindacati sono stati una cosa bellissima, però quando sono diventati solo un sistema di potere – e le assicuro, mi spiace doverlo dire – hanno prodotto solo guai. Hanno disfatto Alitalia, il porto di Genova, la Magneti Marelli, la Ciga, la Compagnia italiana grandi alberghi... e adesso volevano disfare pure Esselunga. Eh, no, questo non gliel'ho permesso. All'ultimo sciopero che mi han fatto in azienda ha aderito il 4 per cento. Siamo 17 mila, faccia un po' lei i conti. Se altri in questo paese avessero reagito in modo un po' diverso, forse non saremmo qui a piangere sulle rovine dell'Italia.
  • Io riconosco e rispetto i problemi dei lavoratori. Perché una cosa sono i faniguttùn, come diciamo noi in Brianza, un'altra sono gli operai, i lavoratori onesti, che guadagnano tutti troppo poco. Ma anche qui, per colpa di chi? Io ho un grande rispetto per i metalmeccanici e credo che sia stata sacrosanta la loro rivendicazione di salari più dignitosi. Ma dico: se io imprenditore per dare una lira di più a te ne devo spendere tre in tasse, mi spiega lei dove li vado a prendere i soldi senza perdere la competitività sul mercato globale, roba che oggi sappiamo tutti che razza di sacrifici comporta, con i cinesi che lavorano come schiavi, l'Est che ci dà la birra perché le industrie delocalizzano e pagano niente gli operai? Sono io il primo a volere che i miei lavoratori siano pagati come si deve perché possano vivere, lavorare e provvedere al sostentamento delle loro famiglie in pace e tranquillità. Però non è l'imprenditore l'avido e il ciuco. Lo sono quelli che invece di lavorare fanno gli agitatori di professione. O i politici che invece di fare leggi giuste e fisco equo, ci addossano gli sprechi e tassano i salari in modo assurdo. Guardi che queste cose non le dico soltanto io. Anzi, direi che io le sto solo raccontando la scoperta dell'acqua calda.
  • Sa cos'è la "Dorata di Voghera"? [...] Una cipolla. La più bella cipolla del mondo. Che prima coltivavamo qui, nella nostra Bassa, adesso arriverà dalla Macedonia o dall'Andalusia, perché qui non vuole coltivarla più nessuno. Perché qui nessuno vuole più piegare la schiena. Guardi, noi qualche giorno fa, qui a Biandrate, abbiamo aperto un nuovo centro di distribuzione. Tra noi e le cooperative di lavoro abbiamo assunto seicentottanta persone. Credo che gli italiani non siano più di dieci. Sono tutti extracomunitari. E non è che non abbiamo cercato di assumere gli italiani. Ne abbiamo intervistati tre o quattrocento. Ma le pias minga. All'italiano piace di più fare l'impiegato delle Poste o dell'Asl, il bidello o il sindacalista...
  • [...] io sono un nemico di quelli che vanno in giro in yacht per la Sardegna. Indecenti. Vergogna. Quello è un capitalismo che mi fa schifo. I soldi devono servire per intraprendere. Non si può mangiare più di due volte al giorno. Ma forse io sono un calvinista, come mi definiva Indro Montanelli...
  • [...] vede, le aziende sono i monasteri della nostra età. Quando poi diventano delle General Electric o Microsoft, ecco gli ordini: benedettini, cistercensi, domenicani, gesuiti, domenicani contro gesuiti, eccetera. [«E lei di che ordine è?»] Perché, non si vede? Gesuita. Sono sempre stato gesuita e [sorride, ndr] sono contro i salesiani perché ho un nemico in Emilia-Romagna che è stato educato dai salesiani.
  • [«Chi è il consumatore?»] Il sovrano del mercato.

Testamento, 9 ottobre 2014

  • Ho lavorato duramente. Ho sofferto l'improvvisa tragica scomparsa di mio padre (avevo 26 anni e avevo lavorato con lui solo sei mesi). Poi più tardi il dissidio con i miei due fratelli la cui liquidazione (richiesta) m'è costata quasi vent'anni di ristrettezze; nell'immane fatica, più tardi, la crisi drammatica e la fine della Caprotti.
  • [Commentando la suddivisione dell'eredità] Dopo tante incomprensioni, tante, troppe amarezze, ho preso una decisione di fondo per il bene di tutti, in primis le diecine di migliaia di persone i cui destini dipendono da noi, ma anche per una relativa pace familiare. [...] Famiglia non ci sarà. Ma almeno non ci saranno le lotte, o saranno inutili [...] auspico veramente che non ci siano ulteriori contrasti e pretese. Che ognuno possa starsene in pace nei suoi ambiti.
  • [Sul suo funerale] il mattino il più presto possibile, onde non disturbare il prossimo [...] Niente annunci: sarebbero paginate di fornitori, cortigiani etc.
  • [Sul futuro di Esselunga] [L'azienda] è diventata attrattiva [...] però è a rischio. È troppo pesante condurla, pesantissimo "possederla": questo paese cattolico non tollera il successo.

Falce e carrello[modifica]

Incipit[modifica]

  • Nell'autunno del 2006, dopo due anni di attacchi da parte di Coop all'Esselunga ed alla mia persona, dei quali sul finire del testo daremo notizia, io, anzi noi, decidiamo di fare chiarezza, a mezzo stampa, dicendo le nostre ragioni.

Citazioni[modifica]

  • [Citando una lettera alla presidenza dell'Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori] La vostra capacità di mentire e di ribaltare la realtà è illimitata. A me spiace, mi spiace veramente che Lei mi costringa a fare qualcosa che non avrei mai immaginato. Rivelerò a molti ingenui, a tante persone in buona fede, chi veramente siete.

Note[modifica]

  1. Citato in Caprotti lascia la presidenza di Esselunga "La sentenza Coop fa di me un ladro", repubblica.it, 3 ottobre 2011.
  2. Citato in Caprotti: «Trattato da ladro, lascio la presidenza di Esselunga» , milano.corriere.it, 3 ottobre 2011.
  3. a b Citato in Fabio Savelli, Caprotti: «Gli 80 euro? Non si sono sentiti. La gente ha paura del futuro», corriere.it, 4 novembre 2014.

Voci correlate[modifica]

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