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Boris Nadeždin

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Nadeždin nel 2017

Boris Borisovič Nadeždin (1963 – vivente), politico russo.

Intervista di Federico Fubini, corriere.it, 8 marzo 2024.

  • [Sulle elezioni presidenziali in Russia del 2024] Quando ho deciso di partecipare valevo l'uno o due per cento, non ero una minaccia. Ma in gennaio avevamo già sedi in 60 città, migliaia di persone accorrevano a firmare e a dare contributi in denaro. A quel punto la situazione è drasticamente cambiata.
  • Chi si è permesso o ha avuto il coraggio di parlare di guerra ha subito conseguenze pesanti. Quindi mi attengo alla denominazione ufficiale.
  • Putin voleva l'unione in un solo grande Paese, sotto la bandiera russa, con l'Ucraina e la Bielorussia. Il suo errore fatale è stato credere che la popolazione ucraina sarebbe andata incontro all'esercito russo come a un esercito che la liberava dal nazismo. Ma soprattutto non pensava che l'Occidente non solo avrebbe appoggiato l'Ucraina, ma avrebbe imposto sanzioni. Ora l'economia russa è in stallo. Non c'è stata grande crescita, ma nemmeno una crisi. Di sicuro, non fosse stato per la politica di Putin, oggi saremmo venti volte più ricchi.
  • Io vivo in Russia, faccio il mio lavoro, intendo partecipare di nuovo alle elezioni e vivere la mia vita politica qui. Non capisco come si possa fare politica in Russia abitando fuori. Credo che Yulia Navalnaya e Khodorkovsky abbiano scarse possibilità di successo. Penso che ad appoggiarli non siano più di uno o due milioni di persone: tante, ma non bastano. Io ritengo di poter contare su 15 milioni di voti.
  • Sono vent'anni che io mi oppongo alla politica di Putin e so bene dov'è la linea rossa da non varcare. E posso dire con esattezza che cosa hanno fatto, per esempio Navalny o Khodorkovsky o Vladimir Kara-Murza, per oltrepassare quella linea rossa. Cose che io non farò mai. [...] Non ho mai ricevuto appoggi dall'estero, non ho mai contattato personaggi importanti in Occidente a fini personali o per discutere della Russia. E non ho mai criticato direttamente Putin né usato nei suoi confronti delle espressioni forti o offensive. Critico ciò che Putin fa al Paese, mai lui come persona.

Intervista di Rosalba Castelletti, repubblica.it, 16 marzo 2024.

  • Sono una persona normale, non sono di certo un messia. Ma mi occupo di politica da trent’anni e conosco i bisogni del Paese. Ho una mia strategia. E per portarla avanti, devo rimanere qui e in libertà. Non penso sia possibile far politica in Russia senza stare qui. Per questo mi astengo da azioni radicali.
  • Navalny è stato un grande politico e la sua morte è stata una tragedia per me. Ma i suoi sostenitori non sono abbastanza per vincere alle parlamentari e presidenziali. I miei potenziali elettori sono molti di più e non amano l’opposizione radicale. Di conseguenza non ho interesse a coordinarmi con Navalnaya. Il suo sostegno può farmi perdere, più che guadagnare. Lo dico con tutto il rispetto per la sua attività e per il suo lutto.
  • Adesso non mi resta che invitare i miei sostenitori a boicottare Putin. Ma la mia strategia non si ferma al 17 marzo. È proiettata nel futuro. Sono convinto che Putin non resterà al potere per altri sei anni.
  • È chiaro che sempre più gente non sostiene né Putin né la sua Operazione militare speciale. Lo vediamo dai sondaggi e dalle code che si sono create per sostenere la mia candidatura o per rendere omaggio alla tomba di Navalny. In più élite e imprenditori iniziano a pensare che i problemi si aggraveranno se al potere resterà Putin. Questa crisi può avere diversi sbocchi. La migliore via d’uscita per Putin e per il Paese è che sia egli stesso a nominare un erede. E io mi sto preparando.
  • Secondo i sondaggi, oltre il 50 percento della popolazione è favorevole alla pace. E l’unico candidato pacifista finora sono stato io.
  • Nessuno riesce a immaginare che in Russia ci sia qualcuno che possa decidere liberamente di candidarsi alle presidenziali. La decisione di candidarmi l’ho presa qui, a questo tavolo, con mia moglie e i miei figli. Non ne ho parlato con nessuno al potere. Forse è proprio per questo che ho raccolto così tanti consensi tra la gente. Perché non rientro in nessuna casella politica russa. Non faccio parte né dell’opposizione sistemica che siede dentro alla Duma, né di quella non sistemica che sta all’estero o in carcere. Non faccio parte del regime, ma non sono neppure così radicale da far temere che sostenermi sia un rischio.

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