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Bruno Sacco

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Bruno Sacco

Bruno Sacco (1933 – 2024), designer italiano.

Citazioni di Bruno Sacco

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  • [Sulla Mercedes-Benz W208] Non stiamo cercando di creare un'auto dimostrativa pazza, piena di spettacolo senza senso che provoca stupore a breve termine ma che poi scompare nell'oblio dopo solo pochi eventi.[1]

Dall'intervista di Gian Luca Pellegrini, Quattroruote - profili di eccellenza, gennaio 2012; ripubblicato in quattroruote.it, 22 aprile 2020.

  • Sono andato in pensione nel 1999 e da allora non ho più collaborato con la Mercedes. Avrei potuto, a dire il vero, continuare a fare il designer per l'automobile; ma avrei dovuto farlo "contro" i miei ex datori di lavoro. Io mi sono sempre sentito un uomo Mercedes e non ho voluto andare alla concorrenza. [...] Quarantun anni di carriera nella stessa azienda ti segnano, ti fanno diventare "mercedizzato". E poi c'era anche una questione di onestà nei confronti degli ipotetici nuovi committenti. Alcuni miei ex collaboratori sono andati a lavorare per altre ditte, ma hanno replicato delle Mercedes. E non molto riuscite. [«Una questione di imprinting, insomma»] Dopo tanti anni di concentrazione su un particolare stile, si tende a ripetere sempre gli stessi concetti.
  • [«[...] le Mercedes attuali le piacciono?»] Potrebbero piacermi di più. Ci sono degli elementi del design che sono estranei al mio modo di pensare. Mi riferisco all'abbondanza di espressioni sul corpo vettura. Sono vetture troppo ricche, con l'intenzione di essere tali. E secondo me non ce n'è bisogno, perché la gente già sa che la Mercedes è sinonimo di ricchezza e prestigio.
  • [«Qual è stato il modello che le è venuto peggio?»] La W 140, ovvero la Classe S dei primi anni 90. Ma devo dire che non fu colpa di noi designer; l'auto fu massacrata da gente che pensava di fare un'ammiraglia estremamente ampia all'interno. Era troppo alta di almeno 10 cm. [«E invece quello di cui è più orgoglioso?»] La 190. Non per motivi stilistici, bensì perché rappresentò qualcosa di nuovo e perché ne ebbi la responsabilità anche a livello concettuale. Sotto il profilo della linea nuda e cruda preferisco la SEC e la SL dei primi anni 90. E poi sono affezionato alla prima auto che ricadde sotto la mia totale responsabilità, ovvero la Classe S modello W 126.
  • [...] non credo si possa più parlare di una scuola italiana in materia di auto. Non è un problema di preparazione accademica, che del resto io non ebbi, avendo imparato a disegnare negli uffici della Ghia. La scuola serve, ma non basta. I grandi designer italiani non avevano un'educazione formale: pensate a Michelotti, che sfornava auto in continuazione. La verità è che altrove sono nate molte scuole dedicate esclusivamente all'automobile, che producono designer specializzati senza sosta.
  • Riconosco che Walter de Silva è stato molto bravo e che ha fatto delle bellissime Alfa Romeo, quando lavorava in Italia. Però non so che cosa abbia fatto davvero alla Volkswagen: lui è il responsabile, ma è a capo di un enorme gruppo di designer. Anch'io ero un manager, ma alla fine le auto erano come le volevo io. Ecco: non so se lo stesso accade ora con de Silva.
  • [«Che cosa pensa del rétro design?»] Rifarsi alla tradizione è giusto. L'importante è non cadere nel ridicolo cercando di creare – per dire – una replica del triciclo di Benz. Ma ormai lo fanno tutti [...]. Poi c'è chi lo fa meglio (la Fiat con la 500) e chi peggio (la VW con la Beetle).

Note

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  1. Citato in Samuele Prosino, Mercedes CLK, 25 anni fa il debutto del capolavoro di Sacco, formulapassion.it, 19 gennaio 2022.

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