Busby Berkeley

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Busby Berkeley, all'anagrafe William Barkeley Enos (1895 – 1976), regista, coreografo e attore statunitense.

Citazioni di Busby Berkeley[modifica]

  • [Sulla scena finale di Banana split] Ho costruito un enorme caleidoscopio composto da due specchi alti 50 piedi e larghi 15 piedi [alti 15 metri e larghi 4 metri] a formare una "V". Al centro ho posto una piattaforma rotante del diametro di 18 piedi [5 metri e mezzo] cosicché, posizionando la macchina da presa tra i due specchi, le ragazze sulla piattaforma girevole componessero un infinito disegno di forme simmetriche.
I built a great kaleidoscope – two mirrors fifty feet high and fifteen feet wide which together formed a V design. In the center of this I had a revolving platform eighteen feet in diameter and as I took the camera up high between these two mirrors, the girls on the revolving platform below formed an endless design of symmetrical forms. (citato in Tony Thomas, Jim Terry e Busby Berkeley, The Busby Berkeley Book, New York Graphic Society, 1973, p. 153)

Intervista a Busby Berkeley

Intervista tratta da Cahiers du Cinema, n. 164, gennaio 1966, a cura di Patrick Brion e Renè Gilson; citata in Alberto Morsiani (a cura di), Il grande Busby: il cinema di Busby Berkeley, Cooptip, Modena, 1983.

  • Spesso, del resto, i produttori mi chiedevano cosa volevo fare ed io ero obbligato a dirglielo, ma loro non comprendevano una parola di ciò che dicevo e, quando vedevano il risultato sullo schermo, si stupivano e mi dicevano che non si aspettavano una cosa così. Il solo che possa sapere come sarà lo spettacolo è colui che lo crea, ma è solo facendolo che riesce a comunicarlo agli altri. (p. 47)
  • [Su By a Waterfall, dal film Viva le donne! (Footlight Parade, 1933) regia di Lloyd Bacon, una delle più lunghe sequenze coreografate da Berkeley] Confidai l'idea a Jack Warner che mi disse che avrei rovinato perfino la Banca d'America. Tuttavia, dopo alcune settimane, mi chiese se avevo sempre l'intenzione di farla. Permise quindi che lavorassi con i tecnici e disegnassi l'immenso acquario con i lati di vetro per lasciar passare la luce. Grazie ad uno straordinario meccanismo fabbricammo una cascata d'acqua. Non si era mai fatta una cosa del genere. C'erano cento ragazze che partecipavano al numero. Abbiamo provato quindici giorni e girato in sei. Oggi, lo farei in tre, ma By a Waterfall costerebbe un quarto di milione di dollari al giorno. Fu il numero più difficile da realizzare nella mia carriera, e questo a causa delle inquadrature subacquee e dello sforzo fisico richiesto alle ragazze. E poi c'era l'impianto: si sarebbe detto quello della Queen Mary. (p. 51)
  • Non ho mai fatto una seconda ripresa in tutta la mia carriera. [...] Se non sapete cosa state per fare. È meglio che non cominciate neanche. (p. 51)
  • Secondo me il termine "coreografo" è associato nella vostra mente a quello di balletto - balletto come veniva fatto qualche anno fa. Noi, a New York, ci facciamo chiamare "dance directors" e il termine "coreografo" è apparso solo con gli shows di Agnes De Mille... Oggi sono tutti coreografi. Ma ciò che conta per me non sono i balletti, i passi propriamente detti, ma il modo in cui vi lavora sopra il cinema. (p. 52)

Citazioni su Busby Berkeley[modifica]

  • È proprio come un'immagine al caleidoscopio – con i suoi rovesciamnri di simmetria, i suoi contrasti organizzati, le sue alternanze ritmate, con la sfida all'ordine del tempo e a quello dello spazio, delle sue ripetizioni, delle sue generazioni riduttrici o amplificatrici – che appare all'improvviso e che rimane impressa nella mente [...]. (Jean-Louis Comolli)

Film[modifica]

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