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Calogero Vizzini

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Calogero Vizzini, soprannominato Don Calò (1877 – 1954), mafioso italiano legato a Cosa Nostra.

Citazioni su Calogero Vizzini

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  • [Nel 1944 a Villalba] Andavamo a sfidare il boss Calogero Vizzini. Quando Li Causi[1] cominciò a parlare di sfruttamento da parte della mafia, si scatenò l'inferno: spari, bombe; lui venne ferito a una gamba e restò claudicante per sempre. (Emanuele Macaluso)
  • Don Calò aveva un'inesauribile fame e sete di terra, avrebbe voluto avere l'intera Sicilia per sé. Il suo metodo di conquista si era consolidato nel tempo e assomigliava a quello dei guerrieri medioevali. Si era trovato a riempire il vuoto lasciato dagli aristocratici che, via via, si erano ritirati. All'inizio aveva imposto il suo controllo sulla cancia, una forma di baratto primordiale che gli agricoltori solevano fare tra frumento e farina molita, specie nei paesi che non disponevano di mulini. Affrontare un lungo viaggio attraverso la campagna con un carro carico di frumento appena raccolto, significava in quell'epoca rischiare l'assalto dei banditi: ed era in questo mercato che, ancor giovane, si era inserito don Calò, garantendo il trasporto, ma ricavandone forti ricompense per i suoi servizi. Di lì a poco, la conquista di un feudo in affitto doveva fare di lui un classico mafioso, membro dell'onorata società, e presto il capo riconosciuto dell'intera mafia di Caltanissetta, che dominava un terzo del territorio siciliano. Con queste credenziali si era presentato il 10 luglio 1943 all'appuntamento con la VII Armata americana del generale George Patton. (Marcello Sorgi)
  • Ma se Lucky Luciano aveva avuto il ruolo di regista del coinvolgimento di Cosa Nostra nei piani americani per lo sbarco, il basista – il responsabile dell'accoglienza che trasformò in una passeggiata l'operazione, valutata sulle carte ad alto rischio – era stato Calogero Vizzini. Don Calò, come lo chiamavano tutti, era il capo riconosciuto della mafia di Caltanissetta, su cui regnava proprio da Villalba. Personaggio in tutto diverso dal boss siculo-americano, che lo aveva indicato come referente sul territorio, Vizzini aveva alle spalle una storia di angherie e di prepotenze tipiche dei mafiosi di campagna. Nato nel 1877 in una famiglia che vantava uno zio vescovo e due fratelli preti, fin da piccolo aveva rivelato un temperamento deviante. La condizione borghese, che gli veniva soprattutto dal padre della madre, la gnura Turidda Scarlata, e l'atmosfera di pia devozione che aveva respirato sin da bambino, con i due fratelli ritiratisi in seminario, avevano indotto in lui una reazione opposta, facendone uno scapestrato. Un incosciente che ancora ragazzo, alla fine dell'Ottocento, si spingeva a sfidare i banditi, pronti a depredare chiunque osasse passare per le loro strade. (Marcello Sorgi)

Note

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  1. Girolamo Li Causi, primo segretario del PCI siciliano

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