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Carlo Denina

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Carlo Denina

Carlo Denina (1731 – 1813), presbitero e storico italiano.

Citazioni di Carlo Denina

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  • Amo più gl'ingegni moderni, che i vecchi pedanti.[1]
  • [Giovanni Amadeo Francesco di Paola Thugut] Quest'uomo divenuto d'allora in poi sì famoso, nacque e fu nella prima sua gioventù allevato in Lintz nell'Austria superiore, dove il di lui padre era stato Capitano di nave sul Danubio. L'Imperator Francesco I colà passando lo conobbe in condizione ed in congiuntura poco diversa da quella in cui Menzicoff fu conosciuto dal Russo Czar Pietro I, poiché serviva da garzone in una bottega, davanti alla quale il Principe si fermò domandando un rinfresco. Parvegli di trovare nel garzoncello che glielo presentò, vivacità, spirito e contegno, che lo mostravano meritevole di più nobile destinazione. L'Imperatore fattolo venire a Vienna lo mise in un Collegio dove s'insegnavano la storia, la geografia, e le lingue orientali, e poi lo mandò a praticarsi in affari Diplomatici a Costantinopoli, dove qualche anno dopo fu rimandato in qualità d'Internunzio. Se prestiamo fede ai documenti che Soulavie inseri ne' suoi libri[2], il Baron Thugut fu segretamente pensionato dalla Corte di Luigi XV per le notizie importanti che comunicava agli Ambasciatori e Ministri Francesi residenti alla Porta. Onde all'avvenimento al trono di Luigi XVI fu in gran pericolo di essere denunziato a Vienna come traditore della sua Corte.[3]

Citazioni su Carlo Denina

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  • Benché il Denina fosse in età di settanta cinque anni circa, non cessò mai di scrivere, di rivedere e correggere le sue opere; ed ottuagenario attendeva ancora alla stampa or dell'una or dell'altra, e manteneva verdi tutti i suoi spiriti, tanto che appar prodigio di vita operosa e instancabile. (Felice Daneo)
  • Carlo Denina si valse delle opere del Muratori, e del Giannone principalmente, per compilare le sue belle Rivoluzioni di Italia; onde è d'uopo il porlo dopo di coloro che gli aprirono il cammino; e lo sgombrarono dei bronchi e dei sassi che troppo arduo lo rendevano. (Giuseppe Maffei)
  • Il Denina fu di mezzana statura, sottile di persona, non isproporzionato però di membra: il volto avea aperto, l'occhio vivace e mobile, così come ardente ne era l'indole e quasi irrequieta: sciolta la lingua e facile il parlare tanto nell'italiana come nella francese favella. Mente fecondissima e piena di alto sapere, a scrivere portavalo il proprio genio e stimolavanlo i vari casi della vita che gli furono di grande occasione a fare, ma pur cagion di poca castigatezza nella dizione ed efficacia dello stile; ma questi difetti non toccano l'opera sua principale delle Rivoluzioni d'Italia; onde per comune consenso fra i classici scrittori Italiani è annoverato. (Felice Daneo)
  • Il Denina non vive nella ricordanza dei dotti italiani, che per mezzo delle sue Rivoluzioni d'Italia, in cui cominciando dagli Etruschi, e passando poi ai Romani, viene sottilmente investigando le cagioni della loro grandezza e decadenza ; indi tratta dell'invasione dei barbari, del sistema feudale e canonico, delle repubbliche dei bassi tempi e del risorgimento della potenza italiana. (Giuseppe Maffei)

Note

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  1. Citato in Giuseppe Maffei, Storia della Letteratura Italiana, Vol. III, p. 23, Giovanni Mazzajoli Editore, Livorno 1852.
  2. Mémoires sur le regne de Louis XVI, Tom. IV, Epoque V, Chap. 3. [N.d.A.]
  3. Da Rivoluzioni della Germania, presso Guglielmo Piatti, Firenze, 1804, tomo VII, pp. 72-73.

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