Cesare Arici

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Cesare Arici (1782 – 1836), poeta italiano.

Inno[modifica]

Incipit[modifica]

Come l'arpa, che fra ì salici
Nella valle dei dolori
Inspirata udiasi piangere
Su gli spersi abitatori
Sorvissuti alla crudele
Man rapace di Babele:
Tal frequente dal Calvario
Di singhiozzi venir sento
Misto un suon di lai, di gemiti
Una voce di lamento
D'un'afflitta abbandonata,
D'una madre [Maria] sconsolata.

Citazioni[modifica]

  • [Maria] Quante volte da que' perfidi | La bestemmia udì del sangue! | Quante volte l'Unigenito | Cader vide a terra esangue: | Senza lena, senza voce, | Sotto il peso della croce! (p. 29)
  • [Maria] Madre afflitta, altro che l'unico | Suo Figliuol patir non vide, | Fatto gioco miserabile | D'empie mani parricide: | Strascinato come agnello | Dai carnefici al macello. Bevve anch'Elia al fiero calice | Per morir col suo Figliuolo. (p. 31)
  • [Gesù] A rei chiodi è fatto peso | Il trafitto vilipeso. | Chi temprarsi, ahimè, dal piangere, | Chi dolersi non potria, | Rammentando al sacrifizio | Che presente era Maria, | Senza pianto, senza voce, | Avvinchiandosi alla croce? (p. 32)

Bibliografia[modifica]

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