Charles François Dumouriez
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Charles François du Périer, detto Dumouriez o Du Mouriez (1739 – 1823), generale francese.
Citazioni su Charles François Dumouriez
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- L'elevatezza dei suoi sentimenti non rispondeva alla grandezza del suo coraggio ed alla estensione del suo spirito. Egli non ebbe nell'anima né bastante serietà per capir la repubblica, né bastante longanimità per servirla col rischio della propria testa. Volle rappresentare il grand'uomo, ma nel bel mezzo si arrestò.
- Il suo sangue sparso per la libertà in un campo di battaglia o versato su d'un patibolo per l'ingratitudine della repubblica gli avrebbe guadagnato un posto nella memorie della Rivoluzione [francese]. Il suo nome non è, per così dire, che una brillante apparizione nella storia ed un bagliore della patria. Testa di politico, braccio di eroe, si è afflitto di non poterlo ammirar tutto intero. Nella impressione che fà il suo nome, assiem coll'entusiasmo v'entra anche un po' di tristezza e si evita di pronunciarlo fra i nomi de' repubblicani.
- Dumouriez maledetto nel suo paese, tollerato dallo straniero, errò di reame in reame, senza trovare una patria. Obbietto di una sprezzante curiosità, quasi indigente, senza compatriotti e senza famiglia, pensionato dall'Inghilterra, faceva pietà a tutti i partiti. Nella lunga vita che visse, conservò tutto il suo genio perché si tormentasse nella inazione. Ei non cessò di scrivere memorie e progetti militari per tutte le guerre che per lo spazio di trent'anni l'Europa fece alla Francia; oltreacciò, offrì la propria spada a tutte le cause, ma tutte lo ricusarono. Seduto vecchio al focolare della Germania e della Inghilterra, non osò rompere il suo esiglio, neppur quando la Francia si riaprì ai proscritti di tutti i partiti. Morì a Londra. La sua patria ne lasciò le ceneri nell'esiglio, e non alzò neppur la vuota sua tomba sul campo di battaglia ove aveva salvato il proprio paese.
- Così terminò la carriera politica d'un uomo, i cui incontrastabili talenti furono malavventurosamente sprovvisti di quella fermezza di principii, senza di che quelli ancor più sublimi altro non sono che un dono sterile per la gloria. Non si può negare che il Dumouriez non avesse alcuna di quelle qualità che costituiscono i grand'uomini; imperocché egli aveva quel ratto e sicuro vedere necessario al generale; aveva il coraggio del campo di battaglia che incute al soldato, e quell'altro ancor più raro che affronta all'uopo e gli errori dell'opinione, e i colpi della calunnia, e il mormorio della mediocrità; insomma egli univa alla capacità dell'uom di guerra, l'abilità del diplomatico e quella dell'amministratore, insieme a quel nobile amore della gloria, e quell'ardente desiderio di farsi distinguere e di venir famoso, che sono le più potenti virtù per operare gran gesti: ma tutte queste qualità erano per così dire più superficiali che profonde. Ciò che in lui si vedeva, poteva percuotere gli animi, ma non comandare il rispetto; mentre mancava in lui quel moral vigore che domina la mobilità delle masse con tutta la potenza di ben decise risoluzioni. (Louis Vivien de Saint-Martin)
- Non indietreggiante, per arrivare ai suoi fini, in faccia a nessun mezzo, nemmeno innanzi all'intrigo, cui sdegnano le nature sublimi; operoso, impetuoso, ma versatile e pieno d'inconseguenze, senza principii fissi e senza convinzioni profonde, sì che più d'una volta fu veduto insultar l'idolo già da lui incensato, e prostituire l'incenso a quello che aveva insultato; non mostrando giammai né la morale potenza che procede dalla virtù, né l'irresistibile ascendente che esercitano sugli uomini quelle facoltà dominatrici il cui insieme costituisce il genio; amato dal soldato perché bravo, popolare un momento, perché aveva respinta l'invasione straniera, egli dette un eccedente valore alla importanza e alla sua popolarità: talché credendosi tanto forte da poter dar le mani sulle redini della rivoluzione, non poté nemmeno elevarsi al punto di farsi capo di parte. (Louis Vivien de Saint-Martin)
- Senza la sublimità dei suoi militari talenti, Dumouriez sarebbe oggi confuso fra la folla di quelli oscuri, o ambiziosi, il cui nome non si sottrae all'oblio se non se pel vituperio. Ma la gloria d'aver salvata una volta la Francia dallo straniero, gli cancella il delitto d'aver in seguito chiamato lo straniero in mezzo alle sue civili discordie, e la rimembranza dell'Argonna gli è scudo contro quella della sua defezione. (Louis Vivien de Saint-Martin
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