Dardust
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Dardust, pseudonimo di Dario Faini (1976 – vivente), pianista, compositore, produttore discografico e musicista italiano.
Intervista di Mario Manca, vanityfair.it, 29 ottobre 2022.
- [Il fil rouge di entrambi questi lati di lei in Duality è il Giappone: ci è mai stato?] No. L'ho immaginato attraverso i libri di Mishima, i film di Miyazakie e di Kitano e la musica di Sakamoto, di cui sono un grande fan.
- [Per lei la parte elettronica è quella razionale e la parte del piano quella emozionale: sa che avrei detto il contrario?] Il piano è semplicismo, minimalismo, temi che vanno dritti dal cuore alle dita. È un lato , quello del piano, uscito puro e ingenuo e così è rimasto. Sono brani quasi acerbi, dotati di una fragilità che è stata catturata in studio anche se, lì per lì, volevo riregistrare tutto. Quella fragilità, però, è meraviglia, perché il valore aggiunto lo fanno le incertezze che si sentono. Il lato elettronico, invece, è stratificazione, ingegneria pura, lavorare sul suono della cassa.
- [Il Dardust bambino che viveva male le categorie cosa sognava di diventare da grande?] Il capotreno, il direttore del circo. Mi appassionavo e mi identificavo con quello che vedevo: sono andato avanti per innamoramenti, di mestieri e luoghi. Succede anche adesso: vedo una cosa e, se mi cattura, vado in asciugo.
- [A scuola la chiamavano Lady Oscar: reazione?] La vivevo come un atto di bullismo, ma ho sempre cercato di alzare la testa, di essere una figura leader usando l'intelletto, facendomi valere e rispettare. Sono stato fortunato in questo: dopo un po' la spuntavo sempre.