Defendente Sacchi

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Defendente Sacchi

Defendente Sacchi (1796 – 1840), filosofo, giornalista e scrittore italiano.

Citazioni di Defendente Sacchi[modifica]

  • Ivi [nella corte medicea] Arcangela rapiva colla soavità de' suoi modi l'amore dell'arciduchessa [Maddalena d'Austria, moglie di Cosimo II], e col colto ingegno l'ammirazione di Firenze, poiché o stendesse la mano al disegno, o sciogliesse la voce al canto, o alzasse la fantasia a comporre versi, mostrava pari valentìa sicché non sapeasi quale delle tre arti fosse a lei più famigliare.[1]
  • L'applicazione della parte delle arti del disegno alla quale Arcangela [Paladini] pose più amore e studio, fu il ricamo a colore, nel quale era sì eccellente, che fu encomiata dal Morona nella Pisa illustrata e dallo stesso Lanzi storico della pittura. Forse alcuno crederà frivolezza quest'arte che le donne tengono quasi per giuoco, ma il riescire in essa de' migliori usando buon disegno e vincendo le difficoltà che nella fusione de' colori oppongono le lane e le sete, si vuole molto ingegno, come nelle altre arti accessorie alla pittura, cioè la tarsia[2], il musaico, ecc.[3]
  • [Commentando l'epigrafe posta su una medaglia coniata in onore della cantante Henriette Méric-Lalande] Noi poi ci siamo bevute più volte le carissime note della Lalande nell'ultimo giorno di Pompei, e nel Pirata, e fra quell'affettuoso cantare, gli tributavammo encomi che partivano dal cuore; ma perciò non crediamo la si possa predicare Signora del canto ove vi sono altre donne che possono emularla, come la Pasta, la Sontag, la Malibran, e che se forse anche ad esse saranno coniate in altri luoghi dagli ammiratori Signore del canto, ne accadrà presto di avere un'oligarchia di regine cantanti.[4]

Incipit di La pianta dei sospiri[modifica]

Ameni colli ove seminò tanto bello Natura, vallette solitarie in cui spesso venni a confortare lo spirito lasso e a bere più dolce l'aura di vita, voi non sarete mai posti in obblìo dal mio cuore. Le tue ingenue virtù non fieno dimenticate, o abitator del dirupo, da chi fuggendo il lezzo della social corruzione ritrasse sovente ricreamento, imitando la semplicità de' tuoi modi. A te di campestri fiori intreccierò una corona, pianticella solitaria, ove sparse i suoi sospiri la vergine della collina, commetteva all'aura le proprie sventure, e muoveva a pietà quegli cui ferivano i suoi lamenti.

Note[modifica]

  1. Da Uomini utili e benefattori del genere umano, vol. II, per Giovanni Silvestri, Milano, 1840, p. 47.
  2. Più comunemente "intarsio".
  3. Da Uomini utili e benefattori del genere umano, vol. II, per Giovanni Silvestri, Milano, 1840, p. 49.
  4. Da Cose inutili, tomo I, da Placido Maria Visaj stampatore-librajo, Milano, 1832, articolo VI, pp. 105-106.

Bibliografia[modifica]

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