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A chiacarà nun zze sbùgia un còrnu.
Non si possono risolvere i problemi con le chiacchiere. (Ancona )
Parlare non è faticoso (ma passare ai fatti sì). (Ancona)
Arechiude lu struole quanne è scite li puorche.
Richiudi il recinto quando i maiali sono fuggiti (Cerchi di rimediare alla tua negligenza). (Ascoli Piceno)
Cento misure e 'n tajo solo.
Cento misure e un solo taglio (cioè, valutare bene e agire con sicurezza). (Jesi)
C'hai lo pà e le legne? Lassa che négne.
Se hai il pane e la legna, lascia che nevichi. (Macerata)
Chi ha i dent, 'en c'ha 'l pan; chi ha 'l sacc, 'en c'ha 'l gran.
Chi ha i denti, non ha il pane; chi ha il sacco, non ha il grano. (Urbino)
Chi 'llêa un porcu, lu 'llêa grassu; chi 'llêa un fiju, lu 'llêa mattu.
Chi alleva un maiale, lo alleva grasso; chi alleva un figlio lo alleva matto. (Macerata)
Chi se rpija de voti, môre de prece.
Chi si rimette in salute facendo voti, muore pregando. (Macerata)
Chi va a lettu co' li cà, se rlêa co' li purgi.
Chi va a dormire con i cani, si sveglia con le pulci. (Macerata)
Chi vo' padì le pene dell'inferno, l'estade a Jesi, a Cingoli l'inverno.
Chi vuole patire le pene dell'inferno, passi l'estate a Jesi e l'inverno a Cingoli. (Jesi)
De prepotendi ce n'è tre: chi non c'ha cósa, lu papa, lu rre.
Di prepotenti ce ne sono tre: chi non ha niente, il papa, il re. (Macerata)
Lavorare è faticoso. (Ancona )
El male non s'agura mango ai cà.
Il male non si augura neanche ai cani (cioè neanche ai nemici). (Jesi)
El Signore manna 'l freddo secondo i panni.
Il Signore mette alla prova ciascuno secondo le sue capacità. (Jesi)
El zzumàru carégia el vì e béve l'aqua.
L'asino trasporta vino e beve acqua (Lo stupido non sa approfittare di quello che fa). (Ancona)
'En t'lamentà: ogni calc tel cul t'fa gì avanti d'un pass.
Non ti lamentare: ogni calcio nel sedere ti fa andare avanti d'un passo. (Urbino)
Febbraio dal corto culo, sci s'arvolta è peggio de 'n mulo.
Febbraio è il mese più breve, ma se il tempo è brutto è anche il mese peggiore. (Jesi)
Invidia d'amigu è 'l pègiu nemìgu.
L'invidia di un amico è il peggior nemico. (Ancona)
I quadrì 'gna tenélli a conto quanno c'è; quanno nun c'è, se tiè a conto da per lóra.
I soldi vanno conservati con cura quando ci sono; quando non ci sono, si conservano da soli. (Osimo)
I quadrì manna l'acqua per l'insù.
I quattrini fanno andare l'acqua all'insù (Coi soldi si può far tutto). (Jesi, Osimo)
La 'atta frettëlusa fecë li mescittë ciéchë.
La gatta frettolosa partorì micetti ciechi. (Ascoli Piceno)
L'agnello màgiolo póccia da du' pegore, quello rùstigo manco da la madre.
L'agnello mansueto poppa il latte da due pecore, quello indocile nemmeno da sua madre. (Osimo)
La pègora che sbela perde 'l boccó.
La pecora che bela perde il boccone (cioè, chi vuol mangiare non deve parlare). (Jesi)
La prèdiga e la pulenta è fatte pei cuntadì.
La predica e la polenta sono fatte per i contadini. (Osimo)
La trippa satolla non conosce la svuta.
Chi mangia sempre (cioè la pancia satolla) non concepisce la fame (cioè la pancia vuota). (Macerata)
Le vasse pe' li mariti, le arde va a ccoje li fichi.
Le donne basse sono fatte per sposarsi, quelle alte per andare a cogliere i fichi. (Macerata)
Lu sparagno nun è mai guadagno.
Il risparmio non arricchisce. (Osimo)
Se il mare è mosso, crescono i debiti dei pescatori (perché non possono lavorare). (Ancona )
Mejo 'n tristo campà che 'n bel morì.
È meglio vivere male che morire bene (cioè, è sempre preferibile vivere). (Jesi)
Mejo puzà de vì' che de ojo santo.
È meglio essere ubriachi (puzzare di vino ) che morti (puzzare di olio santo). (Ancona)
'Na breccia vertiga un caro.
Un sassolino fa rovesciare un carro (cioè, basta poco a cambiare le cose). (Jesi)
Ne sa più un cojó a casa sua che cento saputi a casa d'ardri.
Sa più cose uno stupido in casa sua che cento saputi in casa di altri. (Macerata)
Non se môe foja che Dio non voja.
Non si muove neanche una foglia se Dio non vuole. (Jesi)
Nun fà del male, ché è peccado – Nun fà del bè, ché è spregado.
Non fare del male, perché è peccato – Non fare del bene, ché è inutile. (Osimo)
Parole de vocca, sassate de mà: dopo lassate 'n ze pòle rpijà.
Le parole dalla bocca, le sassate dalle mani: dopo averle fatte uscire non si può rimediare. (Macerata)
Poc pan 'en leva la fam, poca legna 'en fa el foch.
Poco pane non toglie la fame, poca legna non basta a fare un fuoco. (Urbino)
Pô' tené lo grà che spica? Cuscì la vocca che non dica.
Puoi impedire al grano di mettere le spighe? Così alle persone di parlare (di affari altrui). (Macerata)
Quadrini e santidà – chi ce l'ha nu' lo dice, chi lu dice nun ce l'ha.
Soldi e santità – chi li ha non lo dice, chi dice di averli non li ha. (Osimo)
Quannë lu puorchë è satùllë capota la trocca.
Il maiale, quando è satollo, rovescia la mangiatoia. (Ascoli Piceno)
Quanno lu cielu non frutta, non frutta manco la terra.
Quando il cielo non frutta (piove), non frutta nemmeno la terra. (Macerata)
Rësparagna, rësparagna: 'rriva lu sórrechë e së lu magna.
Risparmia, risparmia: arriva il topo e si mangia tutto. (Ascoli Piceno)
Robba de cambagna, è cojó chi no' la magna.
I prodotti della campagna, è stupido chi non li mangia. (Macerata)
Sa 'na mantella 'en 'i ce scappa manch 'na bretta.
Da un mantello non ci ricava nemmeno un berretto. (Urbino)
Santo in chièsa, diâolo in casa.
Buono fuori, cattivo in famiglia. (Jesi)
Sei ore un corpo, sette ore un porco.
Chi dorme più di sei ore è un animale. (Jesi)
Sèmë tutta 'na gente, ma nën sèmë tutta 'na mende.
Siamo tutti della stessa razza, ma non abbiamo tutti le stesse idee. (Ascoli Piceno)
Se pija moje pe' godé, l'annu dopo scimo 'n tre.
Se un uomo si sposa per godere, entro un anno ha messo incinta sua moglie. (Macerata)
Un pezzo cûre 'l cà, un pezzo cûre 'l lepro.
Un po' corre il cane, un po' corre la lepre (cioè: a turno, tocca a tutti). (Osimo)