Domenichino

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Domenichino: Comunione di San Girolamo (1614)

Domenico Zampieri detto il Domenichino (1581 – 1641), pittore italiano.

Citazioni sul Domenichino[modifica]

  • A tutti [...] son note le fiere persecuzioni di Domenico Zampieri cagionateli dall'invidia dello Spagnoletto che giunsero a segno da farlo fuggire da Roma, nel colmo dell'estate, abbandonando la moglie, la famiglia e le sostanze; e lavorando in Napoli giunsero fino a corrompere il muratore che le preparava la colla a fresco per cui cadde subito la pittura! (Andrea Busiri Vici)
  • [Commentando l'affresco Vergine che abbraccia l'unicorno nel Palazzo Farnese di Roma] [...] Domenichino si rivela qui per un mediocre artista, inferiore assai al suo maestro, perché ha tutto il convenzionalismo raffaellesco di Annibale [Carracci], senza raggiungere la robustezza statuaria michelangiolesca, e il vigore del colorito tizianesco; è biaccoso, cretaceo, molle; disegna anche scorrettamente, drappeggia scolasticamente, e non ha un proprio valore personale: è nulla di più che un aiuto. (Antonio Muñoz)

Evelyn Franceschi Marini[modifica]

  • Domenichino fu profondo nello studio della natura, in ispecie della fisionomia, e del sentimento. Si racconta che egli usava frequentare i mercati, le piazze e tutti i ritrovi pubblici, ovunque si radunava il popolo, per studiare la fisionomia, il gesto, il modo di muoversi e di parlare del volgo; poi, tornato a casa, faceva rapidi schizzi di ciò che gli aveva colpito la fantasia. Così egli si mostrò sempre verace nel rappresentare il sentimento, tanto che un critico, il Bellori[1], disse di lui «che riuscì a delineare gli animi ed a colorire la vita».
  • Quantunque la sua maniera fosse grandiosa, egli era ricercatore del minuzioso nei particolari, come si può osservare nel suo capo-lavoro la Comunione di S. Girolamo ove ogni accessorio è curato con la stessa esattezza delle figure.
    Questo grande quadro che può numerarsi tra i più celebri del mondo artistico, trovasi nella Pinacoteca del Vaticano, di faccia alla ancora più celebre Trasfigurazione di Raffaello; ed il confronto dei due quadri prova la verità del parere di Poussin[2], cioè che il Domenichino fosse il miglior pittore dopo Raffaello.
  • Simile ai Carracci[3], anche il Domenichino fu un grande colorista e si distinse per l'impasto dei colori e per l'eleganza della forma; egli era lento nel lavoro, perché ricercava sempre la perfezione, il finito.
    Si narra di lui, che accusato dai frati di una chiesa ove dipingeva, di perdere il tempo stando per delle ore immobile davanti alla pittura, senza toccarla, egli rispose, meravigliato dell'ingiusto rimprovero:
    –Eppure! Io la sto continuamente dipingendo entro di me!–

Note[modifica]

  1. Giovanni Pietro Bellori (1613-1696), scrittore e storico dell'arte.
  2. Nicolas Poussin (1594-1665), pittore francese.
  3. I pittori Agostino (1557-1602), Annibale (1560-1609) e Ludovico Carracci (1555-1619).

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