Edmund White

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Edmund White, 2011

Edmund Valentine White III noto come Edmund White (1940 – vivente), scrittore statunitense.

Un giovane americano[modifica]

Incipit[modifica]

Stavamo per fare un giro in motoscafo, a mezzanotte. Era una serata d'estate fredda e chiara, e noi quattro - due ragazzini, io e mio padre - affrontammo i gradini che serpeggiavano lungo la collinetta, collegando la casa al molo. Old Boy, il cane di mio padre, capì subito dov'eravamo diretti, e corse a perdifiato lungo il pendio, affiancandoci; poi si guardò alle spalle, cominciò a fiutare e strappò un ciuffo d'erba mentre girava vorticosamente su se stesso. "Old Boy, che c'è?" disse mio padre con un sorriso accennato, felice di avere procurato tanta eccitazione nel cane, che da sempre considerava il suo migliore amico.

Citazioni[modifica]

  • Forse, e più semplicemente, mio padre non amava la mia natura, il fatto che preferissi l'arte agli affari, le persone alle cose, gli uomini alle donne, mia madre a lui, i libri allo sport, i sentimenti alle responsabilità, l'amore ai soldi.
  • Come le mani di un cieco che esplorano un viso, anche la memoria indugia su un lineamento caratteristico o prediletto, trascurando, però, il resto: una curva, una protuberanza, un piano. Solo quel lineamento - le ciglia che solleticano il palmo della mano come una lucciola o il caldo respiro sulla nocca della mano, o ancora il vibrante pomo d'Adamo - solo quel lineamento sembra bello, attraente. Invece nella scrittura si tracciano le linee anche delle parti dimenticate. Si ricompone la propria improvvisazione in un viso nuovo, mai visto prima, che somiglia a un'invenzione.

Ragazzo di città[modifica]

Incipit[modifica]

Negli anni settanta, a New York, nessuno si svegliava prima di mezzogiorno. Era una città al collasso, pericolosa, sudicia, dove spesso latitavano i servizi essenziali. Durante gli interminabili scioperi dei netturbini, sulle strade si accumulavano montagne di spazzatura maleodorante. Un blackout generale provocò saccheggi per giorni. Noi gay portavamo al collo dei fischietti per poter chiedere aiuto ad altri gay in caso di aggressioni da parte delle gang che stazionavano tra il Greenwich Village e i bar leather del West Side.

Citazioni[modifica]

  • Gradualmente mi allontanavo dal comunismo. Feci un passo indietro anche rispetto alle avanguardie. I miei primi due romanzi pubblicati erano sperimentali, ma quando mi misi a scrivere Un giovane americano mi resi conto che la vita mi aveva offerto un tema nuovo di zecca e che il mio compito era quello di presentarlo nella luce più chiara e mono tremolante possibile. Uno scrittore etero, condannato a mostrare nient'altro che matrimonio, divorzio, nascita di figli, forse ha bisogno di un nuovo approccio formale o di un uso esotico del linguaggio. Ma uno scrittore gay, libero di registrare per la prima volta esperienze vivide e mai mappate in precedenza, non ha bisogno di espedienti retorici. La scrittura gay negli anni settanta regalò al romanzo autobiografico uno spessore mai avuto prima, una profondità di cui hanno beneficiato in seguito anche gli scrittori etero. (p. 298)

Bibliografia[modifica]

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