Ercole Baldini

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Ercole Baldini (1962)

Ercole Baldini (1933 – 2022), ciclista su strada e pistard italiano.

Citazioni su Ercole Baldini[modifica]

Marco Pastonesi[modifica]

  • Accompagnò Coppi, il suo idolo giovanile, in un trionfale Trofeo Baracchi, quello del 1957, la cronocoppie che chiudeva le stagioni e consacrava i vincitori. Meno affettuoso il rapporto con la Dama Bianca, impaurita dell'ombra con cui Ercole avrebbe potuto oscurare il suo Fausto (o farne dimagrire gli ingaggi). Per tutti gli altri corridori Baldini sarebbe stato compagno, amico, mentore, guida, maestro, esempio, modello, soccorritore, punto di riferimento. Prima da corridore, poi da direttore sportivo, quindi sempre nel ciclismo procurando contatti e contratti, sponsor e finanziamenti, e ancora ricordi e testimonianze. La sua generosità era proverbiale.
  • Ercole Baldini, l'Elettrotreno di Forlì, così ribattezzato quando la sua andatura in pianura, il suo ritmo a cronometro, la sua energia sul passo, la sua esplosività in corsa lo promossero immediatamente a erede di Fausto Coppi. Il Campionissimo c'era ancora [...] ma si cominciavano a intravedere le luci del tramonto. E l'Italia non voleva perdere il primato nel ciclismo, lo sport più popolare, dunque più sociale, più stradale, dunque più teatrale, più giornalistico, dunque anche più letterario.
  • Il nome Ercole profetizzava imprese eroiche, il cognome Baldini sarebbe rimasto l'unico diminutivo di una vita, in bici e poi giù dalla bici, esplorata e consumata alla grande. Lui, campione anche in modestia, avrebbe poi confidato che la sua traiettoria agonistica è stata quella di una meteora. In tre anni conquistò il record dell'ora al Vigorelli e il titolo olimpico su strada ai Giochi di Melbourne nel 1956, il Giro d'Italia e il Mondiale nel 1958, nonché campionati italiani su strada e su pista, in tutto una quarantina di vittorie in otto anni di professionismo. E così da Elettrotreno fu promosso a Diretto, Direttissimo, Espresso [...]. Il massimo, per il suo motore umanamente romagnolo, era un percorso piatto come una tavola di biliardo e diritto come quello dell'Orient Express. A queste due condizioni, era irresistibile, perfino per uno specialista di classe ed eleganza cone Jacques Anquetil. A tradirlo, forse, anche, il vagone ristorante: a tavola, spesso, non sapeva tirarsi indietro. E ogni granno, in salita, si moltiplica fino a diventare un chilo.

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