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Felice Benuzzi

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Felice Benuzzi con la moglie Stefania (1958)

Felice Benuzzi (1910 – 1988), diplomatico, scrittore e alpinista italiano.

Fuga sul Kenya

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Dopo un viaggio di trentasei ore dalla costa, la lunga tradotta dei prigionieri si arrestò fuori d'una stazioncina sull'altopiano.

Citazioni

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  • Dopo numerosi spostamenti e trasferimenti, eravamo giunti da alcuni giorni al campo 354 a Nanyuki, ai piedi nord-occidentali del [Monte] Kenya: ma, per le piogge, non avevamo visto che il gran zoccolo a forma di mammellone, coperto di foreste, d'un diametro vastissimo e inciso, nel senso dei raggi, da profondi valloni rocciosi che si perdevano lassù nelle nebbie.
    Ero agitato come se dovesse accadere chi sa che cosa.
    Mi imbrogliai nell'allacciarmi le stringhe. Come sarà questo Kenya? Non avevo mai visto un monte di 5000 metri.
    Uscii, guizzai per qualche passo nel pantano; ed eccolo lì, inquadrato tra due nere baracche. Restai abbagliato. No, così bello non me lo aspettavo.
    Argenteo, circonfuso di nubi, tagliente, aguzzo, intarsiato di ghiacci che scintillano azzurrini, era lì sovrano.
    Che purezza di linee! Due creste aeree, sottili, tagliuzzate, dal profilo debolmente arcuato reggevano la vetta appoggiata a una gran spalla alla cui base si stendeva un ghiacciaio. Altri due ghiacciai, uno sotto la cresta di destra, l'altro sotto quella di sinistra, sembravano sospesi nel vuoto, irreali.
    Nubi turbinavano intorno alla vetta, creando fantastici giochi di luci e ombre. (Il miraggio, Monte Kenya; p. 26)
  • [...] uscì dal fogliame e si diresse al fiume, a monte dei compagni, un meraviglioso solitario elefante.
    Dico meraviglioso, perché la mia prima impressione non fu di apprensione, né per me né per i miei compagni, ma soltanto di pura meraviglia, di ammirazione, profonda, genuina, indimenticabile, di come tra gli esseri di questo creato ve ne fosse uno che in modo così superlativo ne esprimesse tutta la forza, la dignità, la gravità, la maestà. (La foresta, mercoledì, 27 gennaio; p. 130)

Sotto un altro aspetto però viene spontanea una opposta considerazione. Forse mai innamorati della montagna si sono avvicinati al monte dei loro sogni in condizioni quali le nostre, almeno in questo secolo che dell'informazione ha fatto un'industria.
Materialmente la nostra ignoranza ci condannava a una gravissima, insuperabile inferiorità; dal lato meramente spirituale però, più importante per un vero alpinista, la nostra ignoranza costituiva una vera fortuna, un dono di Dio.
Ogni passo era una scoperta, un principio. Eravamo all'origine delle cose, quando i luoghi non avevano nome; ogni sguardo faceva scaturire dal nostro animo pensieri d'ammirazione, di gratitudine, di riverenza. Così, disse il Pascoli, godeva Adamo.

Bibliografia

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