Felice Cavallotti

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Felice Cavallotti

Felice Carlo Emanuele Cavallotti (1842 – 1898), politico, poeta e drammaturgo italiano.

Citazioni di Felice Cavallotti[modifica]

  • [Contro la politica coloniale] Che l'Italia vi perdoni la bestemmia, scribacchiatori grotteschi, poltroni e viziosi! A voi non ve ne importa della distruzione dell'Italia, perchè non l'avete fatta voi e non sapete quel che essa è costata.[1]
  • Coscienze inquiete, rispettate le coscienze tranquille.[2]
  • I diritti non nascono che dal dovere compiuto.[3]
  • Pierina Giagnoni era davvero una predestinata dell'arte. Ella veniva in linea diretta da quella splendida pleiade di artisti che ora non son molti anni lasciò credere un momento avverata la superba speranza di giorni di gloria per il teatro italiano, e della quale solo pochi superstiti dispersi, affannosamente cercanti uno dopo l'altro meno ingrato cielo, restano ad attestare che la speranza non era né temeraria né vana. E di quei giorni, in cui artisti ed autori, veri autori e veri artisti, pareano spuntare dal suolo, in cui la febbre dell'arte, la curiosità d'ogni artistico evento affollava i teatri, rendeva fecondi i confronti e le gare di quei giorni, una luce avvolgeva ancora la Giagnoni; così la sua mirabile artistica natura s'era venuta via via formando alle perfezioni di un'arte, che non già sostituiva al convenzionalismo antico un altro convenzionalismo più melenso e più povero, ma che assorgeva dalle raffinatezze e dalle delicatezze più squisite del gusto e della modernità, alle energie, agli impeti, alle lagrime della passione, alle grazie della comicità più festiva, ai fascini di un'idealità che si rispecchia nel vero.[4]

Incipit di alcune opere[modifica]

La sposa di Mènecle[modifica]

(Aglae sta seduta a un tavolino di lavoro, con un canestro di fiori accanto, intrecciando una corona. Mènecle dall'altro lato della stanza sta terminando di rotolare un papiro, poi cammina su e giù pensoso e rannuvolato, tenendo il rotolo in mano).

Aglae (dal suo tavolino di lavoro, parlando seduta e intenta al lavoro): Hai terminato?
Mènecle (passeggiando, e con voce secca): Sì.
Aglae (sempre chini gli occhi sul lavoro): Sei ben triste, Mènecle, stamattina. Si direbbe ti sii imbattuto nell'ombra di qualche eroe taciturno, o la Terra questa notte t'abbia mandato qualche infausto sogno...
Mènecle (passeggiando su e giù, le mani di dietro, serio e brontolando fra sè): Sarà...

Lea[modifica]

All'alzar della tela entra FULVIO. L'attor comico BARDI è già seduto per far colazione ed ha in mano un giornale. Un terzo avventore è immerso nella lettura di giornali e si alza ogni tanto a razzolare tutti i fogli che trova sui tavoli.
Bardi (a Fulvio che entra): Ciao Fulvio...
Fulvio (va alla casella delle lettere, non trovando nulla, ne chiede al Cameriere): Per me lettere?
Cameriere: Nessuna.

Lettera agli onesti di tutti i partiti[modifica]

Scrivo queste pagine con disgusto, con rivolta dell'anima: ma le scrivo colla coscienza serena, dopoché per più giorni, tentando il possibile, resistendo a provocazioni che avrebbero stancata la pazienza di un santo, ho sperato di evitare a me stesso la fatica amara di doverle scrivere. Tentativo di speranza di cui nessun merito avrei, se proseguissi un qualunque interesse mio o mi tentasse qualsiasi povera ambizione: perché sol chi vuol salire, naturalmente desidera trovar meno aspri i gradini. Ma, finito appena sia il compito, che verso il Paese m'imposi, so di poter dimostrare la mia ambizione sola qual era, e invoco l'ora di poter in altr'aria, fra ben altre memorie, rifarmi dell'aria respirata fin qui.

Citazioni su Felice Cavallotti[modifica]

  • L'autore più incoronato della mia giovinezza fu, certo, Felice Cavallotti: la democrazia si sfogava in gran nastri rossi. I resoconti giornalistici più completi registravano, per esempio: «Diciotto chiamate al proscenio e tre corone». Talora l'omaggio al poeta fu reso dopo il secondo atto di una commedia che, poi, cadde o, per lo meno, vacillò al terzo, sicché quell'alloro parve destinato piuttosto a inghirlandare la vittima che a incoronare il trionfatore. (Sabatino Lopez)

Note[modifica]

  1. Tornata del 21 marzo 1896 della Camera dei Deputati (Regno d'Italia).
  2. Citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 75.
  3. Da Il povero Piero.
  4. Sul feretro dell'attrice morta nel 1890; citato in Luigi Rasi, I comici italiani. Biografia, bibliografia, iconografia, Fratelli Bocca Editori, Firenze, 1897, vol. I, p. 1019.

Bibliografia[modifica]

  • Felice Cavallotti, La sposa di Mènecle, Forzani e C. editori, 1882.
  • Felice Cavallotti, Lea, Carlo Barbini editore, 1890.
  • Felice Cavallotti, Lettera agli onesti di tutti i partiti, tratto da: "Per la storia. La questione morale su Francesco Crispi nel 1894-1895, esaminata da Felice Cavallotti: lettere, cronaca e documenti", prefazione di Gustavo Chiesi, Aliprandi, 1895.

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