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Filippo Clementi

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Filippo Clementi (1857 – 1909), compositore italiano.

Il linguaggio dei suoni

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  • A Donizetti genio non mancò: ma della sua maniera basta dire, che la fame, questa potenza ben superiore all'amore dell'arte, gli faceva scrivere le opere nello spazio di un mese o di quindici giorni, cosicché morendo nell'età di cinquanta anni o a dir meglio di quarantotto[1], ci lasciò la bellezza di un centinaio di opere divisibili in tante schiere capitanate da cinque (cosidetti) capolavori. (p. 88)
  • Se è stolta ingiuria dire, che Wagner non conosca i registri e la disposizione delle voci non del tutto infondata è l'accusa, che egli ne abusi. Il basso sbalestrato dal fa acuto alle note più profonde, il contralto non trattato in miglior guisa, i cori disposti alle volte in maniera teoricamente forse bellissima, ma di effetto quasi impossibile, per l'impossibile esecuzione, ci mostrano, una volta per sempre, come Wagner diritto al suo scopo credesse di avere a sua disposizione Cielo e terra; e di tal natura ce lo fan vedere il resto dell'opera [Lohengrin] e le altre opere sue sì nella parte istrumentale, che nella vocale, per la maniera difficilissima di scrivere; di che si lagnano gli stessi Wagneristi. (p. 99)
  • Da tutto ciò, che fu detto, risulterebbe chiaro la parità se non la superiorità estetica di Bellini su Wagner; e allora i partitanti di questo mi opporranno che il merito fu dei librettisti non del compositore. Lascio a voi la questione se dai libretti musicati da Bellini altri avrebbe saputo trarre quel risultato, che egli ne trasse: certo non negherò io, che la bellezza del dramma non abbia influito in parte su quella della musica. Il libretto della Norma è, per esempio, il più bello, che abbia scritto Romani. (pp. 116-117)

Note

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  1. Nei due ultimi di sua vita, poveretto, fu demente o imbecille. [N.d.A.]

Bibliografia

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Altri progetti

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