Francesca Petrizzo
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Francesca Petrizzo (1990 – vivente), scrittrice italiana.
Intervista di Luca Filippi, paperblog.com, 22 giugno 2013.
- [Esordisci nel 2010, a soli diciannove anni, con Memorie di una cagna. Il libro è un successo internazionale. Cosa ti ha spinto verso la figura di Elena di Troia e qual è stata la scintilla che ti ha portato a scriverne la tormentata vicenda?] Sono sempre stata affascinata dal mito greco, e ne scrivevo racconti brevi. Elena per me era un enigma – nel mito non è nemmeno un'eroina nera come Clitemnestra o Medea, ma una sagoma di cartone, una figura fatta di fumo. Volevo darle una voce e un'identità, e il racconto breve è diventato romanzo prima che me ne accorgessi.
- [In Memoria di una cagna la voce narrante (Elena) dice: "scelsero per me un nome atroce; Elena, la distruttrice". Un nome, un destino. Credi che esista una predeterminazione per il destino di ognuno di noi?] Sì e no. A volte è difficile negare che gli eventi sembrano avere una vita loro, e che non possiamo che seguirli; ma al tempo stesso sento sempre il peso delle mie decisioni da prendere, e la fragilità di una scelta e le sue conseguenze. La libera volontà è una responsabilità immensa, ma anche un dono a cui sarebbe doloroso non credere.
- [Dopo il romanzo Il rovescio del buio, che narra di un amore giovanile ed ha un'ambientazione contemporanea, con il tuo ultimo lavoro Nel sangue sei ritornata al romanzo storico: perché questa scelta?] La mia immaginazione ama sorprendermi. Il rovescio del buio era nato da una visita alla cava dove si ambienta il prologo; Nel sangue da una riflessione storica. Amo questo lato della mia ispirazione: quando ho cominciato a scrivere pensavo che avrei scritto soltanto romanzi storici, e scoprire questa flessibilità è stato un piacere.
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