Francesco Filelfo
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Francesco Filelfo (1398 – 1481), umanista e scrittore italiano.
Citazioni di Francesco Filelfo
[modifica]- Chi concepì il godimento come del tutto disgiunto da ragione in nulla differisce da un sozzo animale. Ma un onesto piacere non lo ritengo di molto inferiore, se bene vogliamo intendere, a quello che è il vero godimento cristiano. Consiste infatti in quella sicurezza e tranquillità dell'animo in cui non vi sono più stimoli, non moti tumultuosi, non turbamenti. I greci lo chiamano alipìa e noi potremmo chiamarlo in modo non improprio indolenza (indolentia).[1]
- E mi sembra che non siano nel vero coloro che accusano Epicuro, chiamandolo voluttuoso e lascivo, quando si sa che fu un uomo temperante [...] e che pensava e discuteva, non del piacere del corpo, ma di quello dell'anima. [...] ma lasciamo Epicuro e gli altri filosofi dell'antichità cui fu del tutto ignoto il vero Dio; io ritengo lodevole quel piacere, e degno di essere sommamente ricercato, che deriva dall'intendere il vero e dell'attività di tutta una vita onesta.[1]
Satyrarum Hecatosticon
[modifica]- Noi, dopo aver percorso le famose città dell'Asia e i popoli della feroce Europa con un lungo viaggio, siamo giunti a Genova, la sola che dovevamo vedere, grande ornamento del mare italico, desiderando deporre l'antica fiamma: dopo averla ammirata da un alto scoglio che frange il mare occidentale e sostiene una torre superba che offre luce ai naviganti nell'oscurità, osservo un'opera più grande di quanto mente umana possa immaginare: infatti mi è sembrato di aver visto una città eccelsa per la posizione straordinaria che ciascun angolo rende terribile per il nemico e temibile per tutto il mondo.
- [Su Genova] [...] ovunque e per ogni dove si ergono dimore regali sotto il cielo carico di nubi: le pareti non sono di laterizi, ma di marmo, scolpite in modo ammirevole e adorne di grandi finestre e mille colonne decorano uno spazio proporzionato a queste.
- [...] i cittadini per coraggio e prestanza superano ogni culmine di superbia, né si deve ritenere genovese chi afferma di non poter avere la signoria del mare e della terra. Le donne, se ne guardi la bellezza, sono celesti Veneri; se la forza d'animo e la sostanza, ti splende innanzi la stessa Minerva.
Anchora che li miei beneficii uerso di te non siano stati si grandi quanto merita la tua singulare et excellente uirtu non debbo pero dubitare che non cesserai mai d'affatigarti per me fine a tanto che harai consequito il mio desio. Le cose come passate siano io ho assai bene inteso et maximamente che Sertorio combatte contra di me all'aperta con suoi denari. Bene spero che la tua humanita sia tanta che satisfara a ciascuno circa la mia faccenda.
Citazioni su Francesco Filelfo
[modifica]- In un'epistola sul sommo bene a Bartolomeo Fracanzani il Filelfo difende i diritti del piacere, quando questo, moderato da ragione, consenta all'anima la fruizione di una dolce tranquillità, l'alipìa. [...] Contro coloro che condannano in blocco il piacere, Filelfo obbietta che il piacere, che può essere così del corpo come dell'anima, può, in entrambi i casi, essere buono o cattivo. (Eugenio Garin)
Note
[modifica]- ↑ a b Da una epistola a Bartolomeo Fracanzani sul sommo bene; citato in Eugenio Garin, Storia della filosofia italiana, terza ed., Edizione CDE su licenza della Giulio Einaudi editore, Milano, 1989, vol. 1, p. 309.
Bibliografia
[modifica]- Francesco Filelfo, Exercitatiunculae, Antonio Zarotto, Milano, 1495.
- Francesco Filelfo, Satyrarum Hecatosticon, nona deca, hecatosticha decima, Parigi, 1518, ff. 188-190. Ed. parziale in C. Braggio, Giacomo Bracelli e l'umanesimo dei liguri del suo tempo, in Atti della Società Ligure di storia patria, XXIII, 1890, pp. 266-268; citato in Giovanna Petti Balbi, Genova medievale vista dai contemporanei, Sagep Editrice, Genova, 1978, pp. 130-135
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